13 aprile 2008

Il bianco pedone muove sulla svelata scacchiera

Il bianco pedone muove sulla svelata scacchiera

Non c’è tempo
E neppure fretta,
Il lento scorrere del fiume
S’arresta in un lago denso
E un poco oscuro.

Ciondola la piccola barca,
La vela vola via
Incontrollata,
Bonaccia arida
E intorno solo orizzonti
Acquosi
Di statici istanti.

Sorge un pallido sole
E un riflesso di luna,
L’abaco delle stelle ha smarrito la strada
Le biglie rotolano lontane,
Deliri colorati.

Mi guardo le mani
Ossute e stanche
E le riconosco mie
La penna scorre sul foglio sporco
E scrive altre note
In stranieri linguaggi.

Non so più leggere
E non mi affanno a pensare
Ma solo ascolto
Un suono nuovo.

Chiudo gli occhi
Il mondo è scomparso
E io sono in ogni luogo.

Alla deriva nell’ovunque
Ascolto il vento sussurrare il mio nome
E in un antico scrigno
Vuoto di magie
Lo raccolgo.

Il bianco pedone
Muove sulla svelata scacchiera.

Preghiera

Nel principio è il nome
La vita dal mio nome
Ascolto il nome.

Prima della mia storia
L’annunciazione
Invoco il mio nome.

Sono il suono dei segni
Tetragramma senza pronuncia
Divina memoria.

Traccio sul vento
Il suono disperso nel mondo
Eco dell’ovunque,

Sussurro il canto
E prego l’urlo
Venero me stesso.

Non ho nulla
E niente avrò ancora
Io sono il nome.

Il mio nome.

Ripenso al nome


Ripenso al nome
Alle poche lettere arrotolate
A formare inusuale pronuncia,
Ai segni tracciati
Stanchi sul selciato
Immagine e suono
Magica evocazione
Di altre realtà
Diversi orizzonti
E antichi me stessi.
Ho dimenticato il nome
Non ricordo di averlo ricordato
Dubito d’averlo posseduto
Nulla.
Ora conosco il nome
Il mio nome
Nuovo
In attesa d’essere detto
E forse ascoltato.
Ho un nome
Ho il mio nome.

Parola segreta

Ho usato tutte le parole del mondo
Ma solo ora canto
Il mio nome
Unica parola
Rimasta segreta.

Rinasco poeta

Il vivo corpo nel dolore
È viatico del poeta
E della sua non consolatoria
Ispirazione.
Nella sofferenza
Rinasco poeta.

Immacolata concezione

La mano sul foglio
Poggiata attende
Un’antica ispirazione
E traccia tratti
Di ripetuta immobilità.

Non vi sono parole,
Deriva di una manifesta
Incomunicabilità
E i significati si attraggono
Come mari lontani
Risacca perenne
Di aridi oceani.

Blateranti silenzi
Inascoltati
D’identità fantomatiche,
Di maschere recitanti,
E tutto va nel fruscio
Scomparendo.

Devastazione dell’azione
Nessun ricordo
Archeologia della nuova consapevolezza
Io sono e ritrovo
Sepolto e vivo
Il mio nome
E null’altro resta.

Trema la realtà
Mia creazione
Scuoto le pareti del mondo
E ogni porta è divelta.

Forme e colori
Cancellati
Immacolata tela
La mano traccia
Il taglio rosso
E come Fontana
Sprizza
Nuova la vita.

Proliferazione
Tumorale delirio
Dal mio nome
Caos del tutto
Fiorisce ordinata
La realtà.
Mia nuova immacolata
Concezione.

Del nome senza pronuncia

Scivolano le parole
Tra muti manichini,
Ricordano le umane forme
Colorati abiti
E tratti conosciuti.

Gesti convulsi, sorrisi fasulli
E il suono si fonde
Con il rollio del treno
Eco della galleria.

Incomprensioni di vite
Blateranti cozzano
Tra idiomi diversi
Di inconsapevoli idioti.

In piedi sull’orlo dell’andare
Ascolto il cacofonico suono,
Maroso mormorio,
E taccio il segreto nascosto
Del nome
Senza pronuncia.

E io ti prego uccidimi

Momento perfetto
Nel desiderio
Vivo
Assaporo
Il profumo
Della sua bocca
E le mie mani
Implorano
Il suo corpo
Lattiginoso.
Tensione infinita
E io ti prego
Uccidimi.

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1 Comments:

Blogger Logos said...

Prosegue il nuovo percorso poetico e con esso la disseminazione della parola, veicolo insufficiente, gnoseologica condatta. Cosa è vero? Nulla, e tutto resta semplice interpretazione. Il mio nome, monadeistica realtà.
Nel mio nome io sono.
Logos

5:06 PM  

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