08 giugno 2009

Oscillano i binari

Oscillano i binari
Leggile la mente
E la durata
Che non è il tempo
Ma il quotidiano
Immobile.

Ascolte le sue parole
E la verità che non è
Di ciò che accade
Ma un’ulteriore
Narrazione.

Osservala
E spalanca gli occhi
Sino a farli lacrimare
Guarda il mondo
Si deforma
E l’inganno di svela.

Oscillano i binari.

Forme di vita
Era venuto fuori che sul pianeta
Non vi erano forme di vita
Complesse.

Di chi era quell’orma, allora?
Udì un grido oltre il casco.

Forse solo l’eco
Dei morti.

Sussurro il mio nome
Silenzio
Ancora silenzio
E densa cade una neve
Fitta.

Vedo le lapidi imbiancarsi
I nomi si cancellano
E neppure del suono
Resta memoria.

Sussurro il mio nome.
Mi salvo.

Il mio nome, vi prego
La fila ordinata si era distesa
E immobili le figure
Ondeggiavano come in un’antica
Preghiera di lacrime
E pianti.

L’ufficio là in fondo era burocraticamente
Inefficiente, lenti
Impiegati senza volto
Ritiravano la muta richiesta
E imprimevano
Sigilli sbavati
Su pagine sgualcite.

Osservavo il mio foglio
Giallo e consunto
Lo stesso di molte altre attese
In altre uffici
Poche parole
In silenziosa invocazione.

Il mio nome, vi prego,
il mio nome.

La fine
Due fermate
Una linea gialla
Il rumore
Il verde
Il treno
La matita
Ho aperto un libro
Dallo scaffale tra la polvere
Una pagina a caso
Sto leggendo una poesia
Questa poesia.
Scrittore\lettore,
Ascoltati dirti
La fine.

RIP
Pace all’anima mia,
ovunque essa sia.

Oclocrazia
Scivolo,
e precipito dal pendio
domani si vota
la Gobba sta arrivando
e un poco la geografia si fa poesia
ma mai la geometria
Pascal e percentuali.
Oclocrazia.

Neri
Neri,
giù in fondo ci sono frammenti neri
macchie di memoria,
mimetico manto
di una memetica leggenda:
Biologia.
Senso,
facile il senso così si disvela
e non vi è altrove da cercare
nessuna poesia e neppure prosa
ma un’identica ultima
crudeltà.

Vita,
carnosa, umidiccia
viscida e liquorosa
e nell’aria quello strano
profumo
fiore di morte.

L’orrido
L’orrido non si nasconde
Nessun velo
L’orrido non esiste
Il male non è caratteristica etica
Semmai ontologica
O forse basterebbe dire
Biologica.
Nessun comportamento
Di un corpo vivente
Può dirsi buono
Perché ciò che esiste
Vivente e mortale
È male.
In quanto tale,
senza accenti
etici o morali.
La vita si dà nello sterminio
E l’abominio si osserva gaudente.
Forse l’ascesi,
ma non credo
solo la morte
ma in realtà ciò che resta
è solo concime.
Altra vita.

La morte sorrideva in attesa
L’uomo con il cappello
Fece due passi e guardò oltre il vetro.
Pioveva e scie veloci solcavano il piccolo oblò.
Tutto era confuso
Nel diluvio che pareva eterno.

Il corvo era sparito
E della colomba non si avevano tracce.
Rumori e scricchiolii del legno
Una tigre sbranava una povera bestia
E un bacillo danzava nell’aria.

Poi un grido
E un altro ancora.
L’uomo si voltò di colpo
Quasi sorpreso
TERRA!

Terra. Urlavano Terra.
La colomba era tornata
Un rametto nel becco.
Un ulivo forse.

Tra le onde una macchia
Scura e un poco verde.
L’uomo col cappello era sul ponte.
Era arrivato.
Non aveva mancato.

Alzò il braccio e lo mosse
Come a salutarla.
Non lo sapeva
Ma sulla riva fangosa
La morte sorrideva in attesa.

Prigionia
E’ ora di cena,
non ho fame mentre preparo la tavola
e mi chiedo
è più biologia
o sociologia
o semplicemente
non c’è scampo
a questa
prigionia.

3 Comments:

Anonymous Nimiel said...

Mi aggiro tra questi preziosi versi col respiro trattenuto sulle labbra, assaporando ogni immagine e melodia che suscitano in me, questa volta senza poter zittire la mia stupita meraviglia… Complimenti.

5:45 PM  
Blogger Logos said...

Onorato della tua visita e lusingato dei tuoi complimenti.
Grazie.
Logos

8:51 AM  
Anonymous Antares666 said...

Carissimo, ti ringrazio di cuore del tuo contributo! Non mi stancherò mai di farti i miei più vivi complimenti per la tua sublime opera poetica :)
Un immenso abbraccio connettivo
Marco

10:22 AM  

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