09 gennaio 2006

Alcune poesie

Sabbiose onde

Sabbiose onde
Si increspano aride,
su strade sterrate,
principio del deserto.

Manto rosso
e piccole tracce
di nomadi silenziosi
su dune nascoste.

Sul viso
Lacrimevoli cadono
rivoli di sudore
Salato e sporco.

Assenza di suoni,
se non il soffio
impertinente
di un vento molesto.

Rosso e azzurro,
la terra e il cielo,
fusi all’orizzonte,
in una linea sfocata.

Perdersi nel nulla
Come un granello
In un oceano
Di polvere.

Disteso e sepolto,
tra rari insetti;
e nella sabbia infuocata
sprofondare.

Originario abbraccio
Di una Terra
Placida e silente,
Madre mia.

E perdersi,
Avvolto e protetto,
dimenticare
di essere.

Il caldo silenzio,
il serafico azzurro,
il rosso avvolgente,
la dolce mia morte.

Nel deserto,
solo e solitario,
perdere il mondo
e i suoi camminanti.

E piano,
lasciare svanire
persino
la mente.

Tornare cenere,
singoli atomi
senza coscienza
né dolore.


Desolate lande

Desolate lande,
albeggiano serene
lungo scogliere
improvvise.

Di lontano una figura,
ermetica ombra
sull’orizzonte
frastagliato.

Avanza china,
lungo la linea
tra la terra e il mare,
e le onde violente.

Nero profilo
nel paesaggio grigio,
dalle brume marine
nascosti i suoi passi.

Piccole cadenze,
pensierosi percorsi
verso la fine
di un mondo.

Il capo volge,
mesto il sorriso,
e poi svanisce
nella nebbia celante.

Vuota ritorna
la piana disadorna,
svanisce persino
il ricordo peregrino.

Onirica illusione,
di un cammino percorso
e di ciò che è stato
nulla rimane.

Sorge la luna
e la tetra luce
attende brillante
la tua alba futura.

Giunse il sonno

Giunse il sonno,
latore misericordioso
di un oblio oscuro
su una mente stanca.

Sipario nero
Sul dramma della vita,
lontani gli attori,
spenti gli applausi.

Umana commedia,
senza le stelle
a celebrar la fine,
solitario monologo.

Memorie confuse
Di sofferenze
Vissute, narrate
Vanamente.

Catabasi terrena,
attraverso gironi
desolati,
il mio inferno.

Freddo.
Con la mano sanguinante,
ho toccato tremante
il gelido ghiaccio.

Il lago
Che condanna
L’orgoglioso lucifero,
stella mattutina.

E l’alba sorge
Su un nuovo giorno
E apre le porte
A nuovo dolore.

Ciclico ritorno
Di un abisso diurno,
negli occhi paurosi
il suo feroce sguardo.

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