09 gennaio 2006

Riflessioni Connettiviste

RIFLESSIONI CONNETTIVISTE

Linea di demarcazione
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Siamo connessi.
Non si può parlare di connessione al singolare;
Essa esiste solo nella fusione reciproca e annichilente di individualità separate.
Essa esiste solo nello scambio libero di informazioni in un flusso non più ostacolato
da io e da sè solipsistici.
L'individualità si annulla nel suo essere trasformata in parte olistica di un tutto connesso,
una parte che racchiude in sè il tutto, che ne conosce e ne manifesta il senso finale.
Legati alle nostre semplici singolarità, lottiamo vaghi tra lo scambio terminale di informazioni e l'ignoranza
di una individualità salvata.
Il dubbio rimane tra l'essere e il non essere, tra essere un nulla vivo in una connessione ultima e essere un io arido,
alla deriva nel mare della non conoscenza e della non comunicabilità.
Esistere come uno slegato o perdersi nel tutto senza fine della connessione.
Ecco il dubbio della connessione.
Dell'atto della connessione.
Oscillare come un pendolo perfetto tra la paura di abbandonarsi e perdersi nella totalità della connessione delle menti
e il rimanere assoluti, ossia sciolti, da tutto e in questa egoicità inaridire nella più assordante solitudine.
Esistere come uno "solo" o annullarsi in un tutto superiore?
Ho paura.
Lasciate che questa scelta sia posta via da me.
Chi sono io?
Non sono un profeta, non sono un illuminato, sono semplicemente un anello in una catena evolutiva che si impone
a me stesso e che mi stritola in un percorso che non voglio percorrere.
Vedo la linea di demarcazione profilarsi all'orizzonte e io mi avvicino ad essa e so che dovrò fare la mia scelta.
Ma finchè posso cammino e tengo lontano quel momento.
La scelta sarà fatta. Il momento giungerà.
Connessione/individualità.
Oblio del sè/trionfo dell'Io.
Conoscenza/ignoranza.
Annichilimento/solitudine.
Le mie gambe avanzano, le pagine scorrono sotto le mie dita, il veicolo compie il suo dovere e il momento si avvicina.
Fare la scelta, subire la scelta.
Io sono.
Penso.
Penso, ossia conosco, ossia evolvo.
Evolvo.
Oltre di me.
Oltre.
Io sono.
Noi siamo.
La connessione è ora.
Essa esiste.
La scelta è fatta.
La connessione è attiva.


Quando i libri non esisteranno
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Quando il libri non esisteranno più gli studenti studieranno il connettivismo.
E rideranno di un futuro immaginato che allora sarà già passato.
Ma noi ora creiamo una realtà e in quella realtà crediamo.
Di certo sbagliamo, di certo avremo torto nel tempo.
Ma se un solo seme delle nostre parole fiorirà nel futuro oscuro,
allora i fiumi versati fin d'ora e oltre,
(quasi ad irrigare quella singola parola)
non saranno stati sprecati
e nel futuro, ancora una volta, intorno a quella parola saremo connessi.
Oltre le parole di oggi,
oltre le nostre vite,
per il futuro,
e da lì,
per sempre.


Il veicolo
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Siete molti,
è uno.
La Connessione è on,
la singolarità è off.
La legge binaria, la legge perfetta. Bianco nero.
Ancora la scelta, da fare, da subire.
Connessione/singolarità.
A te, coraggioso lettore, noi non diamo suggerimenti.
Ma solo il veicolo. Lo strumento con cui compiere questa scelta.
Evolvi oltre te o cristallizzati nel tuo sè.
Non vi è assiologia di valori, vi è solo la scelta.
Next sarà lo strumento. Tua la mano che deciderà:
on/off.

Intenzionalità
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La realtà non esiste per sè stessa.
Non esiste l'oggettività pura degli oggetti.
Tutto ciò che è, lo è semplicemente in un atto creativo della mente che lo percepisce.
E prima della mente che lo struttura e gli dona senso, è creazione dell'attività del percepire.
Prima ancora che il senso sia attribuito ai dati della mente, questi dati vengono creati da una azione che muove,
processo intenzionale,
dal percepiente alla realtà.
La realtà si crea in quanto primario oggetto dall'azione intenzionale e percepitrice della mente.
Ma se la realtà esiste solo nell'attività della mente singola che la coglie, quante realtà esistono?
Bravo, lettore. Infinte realtà incomuncabili, tante quante sono le singole menti che percepiscono.
Viviamo così vicini su mondi così infinitamente lontani.
Il mio blu è il tuo verde?
Il mio albero è il tuo mare?
Il mio cielo è il tuo fuoco?
Evolviamo.
Compiamo il passo più grande che l'uomo abbia mai compiuto.
Diamo vita al fuoco eterno.
Creiamo la ruota perfetta.
La scrittura pura.
La parola finale che tutto rappresenta.
Evolviamo.
Creiamo la singola realtà.
Creiamo la singola mente che la percepisca.
Creiamo l'unione che metta in atto l'azione percepitrice di una singola realtà.
Una mente, una realtà.
La connessione è l'evoluzione.
La connessione è l'unione.
La connessione crea la realtà finale.
La connessione è il fine dell'uomo.
La connessione è la fine dell'uomo.
Nel suo perdersi nella conoscenza globale,
l'uomo scompare.
Andare oltre,
e in quell'oltre annullarsi.
Piango il mondo che muore con me.

Rappresentazioni
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Vi sono immagini
che a volte raccontano di piu' di quello che mostrano.
Vi sono figure che hanno il potere
di dire realtà ulteriori,
significati altri.
Vi sono visioni
che trovano il loro senso oltre sè stesse
in una sorta di mondo aldilà
di cui esse sono semplici pallide manifestazioni.
Significanti di significati lontani.
Molti sono i nomi dati a queste creature magiche:
esempi
paradigmi
metafore.
noi vogliamo chiamarle Rappresentazioni.
Una rappresentazione è un'immagine, un suono, una parola, qualunque cosa
che ci permette, nel fruirla, di andare oltre e cogliere il mondo celato che ne sta aldilà.
Come se il semplice gioco del linguaggio fosse scardinato:
come se ad una parola non seguisse piu' solo un senso,
ma come se emergesse un'ombra, vaga diafana, a molti invisibile.
Un secondo senso che oscillando tra l'apparenza e l'oscurità
si accompagni al senso immediato e manifesto, fino a rendersi palese solo agli occhi di chi ha la luce per leggerlo.
Un senso che non esiste di per sè (ma quale senso esiste di per sè?) ma solo nella mente di chi già lo conosce.
Ciò che le rappresentazioni, in questo gioco magico di evocazione e di epifania, ci mostrano è un nuovo mondo.
Un mondo non più percepito da singole e inadeguate coscienze, perse nella loro blasfema unicità
che non è altro che infinita stupidità e ignoranza,
no,
le rappresentazioni ci rivelano un mondo ulteriore
un mondo nuovo
il mondo del percepire
il mondo del percepire unico
il mondo che si crea nella percezione unica
il mondo che si crea nella connessione
il mondo che si crea nell'uno.
Nebulose profete di un mondo nuovo
(perchè creato nuovamente)
le rappresentazioni
lanciano segnali
briciole di pane
sulla strada che ci porterà all'evoluzione
all'evoluzione come passo successivo
passo in cui la singolarità del percipito e dell'essere
lascerà spazio
all'unicità
alla semplicità dell'uno
che è la Connessione.

Rappresentazioni 2
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Fermi di fronte al mistero della vita,
della natura,
della morte,
come ad un muro che la nostra coscienza,
il nostro intelletto,
il nostro logos,
non possono valicare:
una situazione limite
una GrenzeSituationen.
Una siepe che nasconde il mondo che vi sta oltre,
l'infinito dell'universo che ci costringe a smettere di pensarvi,
la magia di un granello di senape,
la nostra mente per una attimo travalica,
supera i suoi stessi limiti
e nel tentare di andare oltre l'impossibile ostacolo,
compie un balzo e coglie per un attimo ciò che sta oltre,
come una sorta di estasi dell'intelletto,
dall'inellutabilità del limite al
all'estasi del trascendere.
Cogliere,
intuire,
immaginare,
sognare,
sperare,
desiderare,
agognare
il mondo che sta oltre:
il mondo dell'uno.
Il mondo della connessione.
Il mondo in cui il limite della singolarità
si perda
Il mondo in cui l'individualità si perda
il mondo della Connessione.

Temi
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Riflessioni sparse,
appena degne di essere lette ma forse necessarie nell'essere pensate
frutti ambigui di una lettura
di una pagina prossima.
Risposte immediate e non filtrate
a stimoli cartacei e visivi.
Dubbi sollevati
ansie percepite
perplessità manifeste
paure inconfessate.
Semplici temi nascosti fra oscure parole.
Parole che solo nella loro oscurità possono davvero rivelare il loro senso.
La chiarezza è per chi già conosce,
l'oscurità è per chi ha da immaginare la prima volta,
e allora ha bisogno di immagini,
di suoni,
di sensazioni
con cui creare per la prima volta davanti agli occhi della mente
ciò che chi scrive ha così con fatica tentato di dire.
Ma ora è il momento della semplicità e della chiarezza
perché il lettore è giunto in fondo alla pagina.
I temi:
- la singolarità che si annulla nella globalità totale del tutto connesso.
- Il mondo che viene percepito da una mente nuova che non è più una delle tante infinite singolarità
ma una semplice, un'unica, indiscutibile Connessione.
Chiarezza fredda,
sensazioni oscure:
paura,
ansia,
timore,
speranza,
curiosità...
Quante emozioni in una mente che si annulla in un tutto connesso
e così facendo contribuisce inconsapevole al creare un mondo nuovo,
a percepire un mondo nuovo?

Gli occhi del cuore
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Forse più con gli occhi del cuore
che quelli della mente
ho visto
oltre il muro che mi sta di fronte
oltre l'abisso che si staglia sotto di me
oltre le immensità sopra di me
oltre la paura che mi insegue
Ho intuito il mondo che sta aldilà
non ne serbo alcun ricordo
non conosco la parola che lo descrive
ho vissuto solo la rappresentazione che lo manifesta
e in essa mi sono fuso
per un momento
per sempre.
E ora di nuovo qui nel mondo delle singolarità ignoranti
cerco di gridare un suono che non so pronunciare
un verso che non so cantare
una parola che non so pronunciare
ma non mi fermo.
E a voi dico,
con le mie parole inadeguate,
solo nella connessione finale di tutte le menti individuali
potremmo creare la mente unica
la connessione unica
che potrà percepire il mondo
univocamente
e in quell'unicità dire
che bianco è il bianco
e nero il nero.
E crederci.


Nascere in una realtà
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Nascere in una realtà, esservi gettato senza alcuna possibilità di preventiva e consapevole scelta, dannazione a priori. Essere condannati a vivere dentro una semplice e sola percezione del reale che ci circonda, ciechi di fronte alle miriadi di realtà che ci affiancano quotidianamente nella vita.
Vedere di fronte a sé e vedere solo una cosa, non cogliere, non poter vedere che quella cosa è miliardi di cose, è tutte le cose, è veicolo e ambasciatore di altre realtà sovrapposte, coincidenti con la nostra. Una sorta di perno comune con cui cogliere (ah! Se gli occhi non fossero ciechi) più mondi e più universi di quanti ve ne sono alzando gli occhi al cielo in una notte stellata.
Condannati alla semplicità dell’uno, esistiamo tronfi di questa futile e menomata certezza e costruiamo castelli di teorie e numeri che dicono solo il falso.
Pazzo! Pazzo è chiamato colui che per un miracolo della vita stessa, inspiegabile e meraviglioso, riesce a vedere oltre il velo dell’unica realtà, oltre il muro che ci circonda e con gli occhi (questa volta si vigili!) godere delle meraviglie dell’Oltre, degli Oltre.
Fauni dispettosi, sirene leggiadre e crudeli, mostri marini dagli infiniti tentacoli, eroi indomiti, astronavi a turbolenza quantica, essere alti un dito o come monti, infinite distese di colori senza materia e infinite masse di materia senza colori… Neppure la più fervida fantasia alterata dalle droghe più potenti potrà riuscire ad immaginare, a sognare e a sperare un millesimo di quanto è semplicemente lì, tutti i giorni di fronte ai nostri occhi. Ma noi, i senza vista, non riusciamo, non possiamo vederlo.
La fantasia sarebbe annichilita dalla semplice infinità dei reali che ci stanno intorno.
Non vi può essere senso in una percezione del reale defraudata, decapitata delle infinite altre realtà che ci stanno intorno.
Ciechi! Siamo ciechi!

Flusso di coscienza
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Flusso di coscienza,
fiume impetuoso e impietoso
che mi trasporti lungo argini
sedimentati di città morte,
di rive lontane e dimenticate,
attraverso deserti di vetro e
foreste di plastica,
che precipiti da cascate cosmiche,
in laghi placidi ed eterni,
per poi ancora scorrere,
correre,
in mari popolosi,
di creature fantastiche,
grottesche e assassine
sadica processione.
Conducimi,
non abbandonarmi,
abbi di me compassione,
portami in fondo,
verso la fine,
verso la mia fine,
ultima passione.
Portami laddove tutti sono uno,
dove tutto è uno,
dove trionfa,
impera e governa,
la finale connessione.

Oltre i bagliori violacei di un cielo plumbeo
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Oltre i bagliori violacei di un cielo plumbeo,
oltre le periferie di immense città metalliche,
oltre la trasmutazione informatica,
oltre il cavo di interconnessione,
oltre il potere del software e
il peso dell’hardware,
oltre le parole già dette e
le immagini già immaginate.
Nuove strade, nuove rappresentazioni,
guardar oltre ciò che ha sempre guardato più in là.
Nuovi futuri, nuovi sogni, nuove speranze, nuove disillusioni:
semplicemente nuova letteratura.

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