Poesie Romane
POESIE ROMANE
Nella città
Nella città in cu il tempo non scorre,
Accartocciandosi in spire di rovine confuse,
me ne resto solitario avvolto dei miei ricordi.
Nubi di sera
Nubi di sera
Sulla città che non muore
E rade le stelle
Ad annunciare pioggia futura.
Una sonnacchiosa torre
S’adagia sullo sfondo
E attende pigra
Un’alba ancora lontana.
Ovale la luna,
Gonfia di luce,
Sopra e strade
E nei saliscendi dei volti.
Vicoli antichi
Grondanti di storie
E pieni del mormorio
D‘avventori ubriachi.
Nessun trionfo
Di re od eroi
Ma qui solo il rumore
Della vita e del suo dolore.
Cammino vagabondo
Tra i miei me stessi
In cerca ancora
Di un senso fecondo.
Parole che oscillano
Parole che oscillano
Cullate tra le braccia
Di una follia sconosciuta.
Lento movimento
Di un pensiero che n spirali
Si perde velenoso.
Voce nella mente
Non più sulle labbra
Parlo con un passato malato.
Oltre la porta
Di un presente continuo
Fatico a sperare ancora una vita.
Mi lascio condurre,
Foglia alla deriva,
Nel nero d’un sentimento.
A te che forse leggi,
un’ultima invocazione,
L’estremo epitaffio.
Ti prego nel tempo
Ricorda l’uomo
Che sono stato.
Di nascosto in una via segreta
Di nascosto in una via segreta
Ascolto note rubate
All’ombra di colonne dedicate.
Nel cielo lo stridulo richiamo
Di u gabbiano smarrito
Ad invocare lo stormo lontano.
E la voce laggiù
Triste e melodiosa
S’innalza al cielo.
Sia il mio disperato grido
A colei che per me
Un tempo, era casa.
Bianco il tempio in rovina
Bianco il tempio in rovina,
resta sola ad antico ricordo
una solitaria colonna
monito d una solitudine
Che nel tempo s’erge.
Facile metafora di un semplice poeta
Che s’affanna ad elevare costruzioni
Di conosciuta disperazione;
venga un vento rabbioso
e i fogli sparsi getti lontano.
Li vedrei nel cielo danzare,
Sinuosi gabbiani marini,
E nel nulla perdersi beati,
Resterei solitario a sognare
La loro strada e la loro fine.
Cada la colonna!
Sulle poche macerie s’alzi un’ara nuova,
a Lei porterò colorati fiori.
Spariscano le parole e le rime!
Resti solo la prosa d’un quotidiano amore.
Nella città
Nella città in cu il tempo non scorre,
Accartocciandosi in spire di rovine confuse,
me ne resto solitario avvolto dei miei ricordi.
Nubi di sera
Nubi di sera
Sulla città che non muore
E rade le stelle
Ad annunciare pioggia futura.
Una sonnacchiosa torre
S’adagia sullo sfondo
E attende pigra
Un’alba ancora lontana.
Ovale la luna,
Gonfia di luce,
Sopra e strade
E nei saliscendi dei volti.
Vicoli antichi
Grondanti di storie
E pieni del mormorio
D‘avventori ubriachi.
Nessun trionfo
Di re od eroi
Ma qui solo il rumore
Della vita e del suo dolore.
Cammino vagabondo
Tra i miei me stessi
In cerca ancora
Di un senso fecondo.
Parole che oscillano
Parole che oscillano
Cullate tra le braccia
Di una follia sconosciuta.
Lento movimento
Di un pensiero che n spirali
Si perde velenoso.
Voce nella mente
Non più sulle labbra
Parlo con un passato malato.
Oltre la porta
Di un presente continuo
Fatico a sperare ancora una vita.
Mi lascio condurre,
Foglia alla deriva,
Nel nero d’un sentimento.
A te che forse leggi,
un’ultima invocazione,
L’estremo epitaffio.
Ti prego nel tempo
Ricorda l’uomo
Che sono stato.
Di nascosto in una via segreta
Di nascosto in una via segreta
Ascolto note rubate
All’ombra di colonne dedicate.
Nel cielo lo stridulo richiamo
Di u gabbiano smarrito
Ad invocare lo stormo lontano.
E la voce laggiù
Triste e melodiosa
S’innalza al cielo.
Sia il mio disperato grido
A colei che per me
Un tempo, era casa.
Bianco il tempio in rovina
Bianco il tempio in rovina,
resta sola ad antico ricordo
una solitaria colonna
monito d una solitudine
Che nel tempo s’erge.
Facile metafora di un semplice poeta
Che s’affanna ad elevare costruzioni
Di conosciuta disperazione;
venga un vento rabbioso
e i fogli sparsi getti lontano.
Li vedrei nel cielo danzare,
Sinuosi gabbiani marini,
E nel nulla perdersi beati,
Resterei solitario a sognare
La loro strada e la loro fine.
Cada la colonna!
Sulle poche macerie s’alzi un’ara nuova,
a Lei porterò colorati fiori.
Spariscano le parole e le rime!
Resti solo la prosa d’un quotidiano amore.
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