Quanti mondi dentro la mia mente
Quanti mondi dentro la mia mente
Quanti mondi dentro la mia mente,
Schizofreniche realtà che si fanno e si disfanno,
Spirali immote che s’avvolgono nel nulla
Come spire di un serpente infinito e sibilante.
Chiuso in un prisma sfaccettato in mille volti
Osservo i piani intrecciarsi e fondersi
Verso un’entropia che il senso devasta
E il buio opprimente là ad attendere.
Seduto nel pozzo dell’assurdo vivente
Intravedo le luci e le ombre riflesse
E una mesta voce lontana piange
Rimembrando un passato perduto nel tempo.
Riconosco i contorni deformati
D’una vita dimentica e vissuta
Che travolta dall’impeto di un’onda
Ora giace in rovine distrutte.
Divelti gli argini e le certezze
Resta solo silenzio e macerie,
Crepuscolari testimonianze d’are abbandonate
Dal vento infido del dolore consumate.
Oppiacea consolazione al mio patire
Il vagar smarrito e il solitario andare
In questi mondo l’insensato vagabondare.
Paesaggi sconosciuti magicamente creati.
Ma là in fondo solo l’orizzonte vago
Che ogni giorno piano si fa più lontano
E nel labirinto di pareti insane
Quanti mondi dentro la mia mente,
Schizofreniche realtà che si fanno e si disfanno,
Spirali immote che s’avvolgono nel nulla
Come spire di un serpente infinito e sibilante.
Chiuso in un prisma sfaccettato in mille volti
Osservo i piani intrecciarsi e fondersi
Verso un’entropia che il senso devasta
E il buio opprimente là ad attendere.
Seduto nel pozzo dell’assurdo vivente
Intravedo le luci e le ombre riflesse
E una mesta voce lontana piange
Rimembrando un passato perduto nel tempo.
Riconosco i contorni deformati
D’una vita dimentica e vissuta
Che travolta dall’impeto di un’onda
Ora giace in rovine distrutte.
Divelti gli argini e le certezze
Resta solo silenzio e macerie,
Crepuscolari testimonianze d’are abbandonate
Dal vento infido del dolore consumate.
Oppiacea consolazione al mio patire
Il vagar smarrito e il solitario andare
In questi mondo l’insensato vagabondare.
Paesaggi sconosciuti magicamente creati.
Ma là in fondo solo l’orizzonte vago
Che ogni giorno piano si fa più lontano
E nel labirinto di pareti insane
Cammino luoghi di parole inumane.
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