17 agosto 2007

Ante viaggio

1.
Scivola l’asfalto
Colloso e caldo
E piano si deforma
Sotto i passi
Ansanti della corsa
Verso il nulla
Spedito là in fondo.

2.
Vedo dalla finestra
Il solito mondo
Dal tempo sfregiato
Di impensate modernità.

Palazzi ed antenne
Barricate improvvise
Là dove un tempo
Solo alberi e nulla.

Ritorna la memoria
Alle ore incantato
A sognare il futuro
Che è oggi.

Diverso il paesaggio
Così come il presente
Che scruto insolente
Dallo spiraglio della vita.

3.
Una sera sta calando
Indolente e indifferente
Il buio sembra annunciato
Da un vento insistente.

Seduto, versificando
Sulla pigra sedia
Un poco immagino
E molto ricordo.

Domani altri luoghi
Sfondi sfumati
Di pensieri ritorti
In fantasie folli.

Presente d’attesa
Nulla mi impegna
Se non l’aspettare
L’uguale domani.

4.
Fremiti
Lungo la spina
Di una schiena
Curvata e deforme.

Brividi
Sulla pelle
Cauterizzata
Da ferite deturpate.

Gemiti
Di dolore soffuso
E concitati respiri
Di orgasmi di morte.

Urla
Silenziose invocazioni
E speranze rinsecchite
In cadaveri di me stessi.

Silenzi
Rumorosi e assordanti
Nessuno ascolta
La muta preghiera.

Oblio
Domani il viaggio
E sarà solo quiete
Di una coscienza già

Morta.


5.
Par che si faccia
Il tempo più lento

Trattenuto respiro
Di attimi ripetuti

Un’assenza nell’aria
E un’ossessiva presenza

Un nulla intorno:
Profumo di pioggia.

6.
Ho letto Carver
Parlare con Murakami
Di Pontiac e umiliazioni

Ho sorriso perché con loro
Vi sono anche sedute
le mie umili

Mille tragedie.
Datemi la tazza di tè
Con voi la berrò.

7.
Il deserto di sabbia
Nell’ampolla a cipolla
Di una strana clessidra
Scivola untuoso

Nel piccolo foro
Del mio vago presente
E cade nei vasi
Di mille passati.

Le ambrate sculture
Nella memoria dipinte
Manichini danzanti
Ai nostalgici suoni.

Ammaliato ondeggio
Al ritmo ossessivo
E solitario mi perdo
Nella stanza dei ricordi.

8.
Che sorga!
Il giorno nuovo che sorga!
Io sono qui
Sul ciglio
Di una strada
Immobile.

Attendo
E aspetto di vedere
Il raggio di luce
La lama che fende
Il nero
Che giace
Qu’attorno.

Quale sole?
Ma quale sole
Giungerà nella notte
Se il buio
È solo
E sempre
Dentro ogni mio
Stanco pensiero?

9.
Lo spazio bianco di un foglio intonso
Mi fissa ribelle e assordante mi insulta
Non sei nulla, neppure un poetastro
Essere inutile e nemmeno uomo
Come sempre sorrido, triste
E un po’ sardonico.
Che abbia ragione:
Lo prendo e lo getto
Bianco ed appallottolato.


10.
Passeggiando per le vie
Ricoperte di ghiaia
Come di glassa
Zigzagando fra castelli
Ruderi e laghi
Giunse in cima
Ad un altura rotonda
Stanco sedette
In bilico a cadere.

Gli occhi socchiuse
E lasciò srotolarsi
Le trasparenti figure
Festival in festa
Nel teatro della mente,
Cercava un volto
Fra le maschere bianche
E forse due occhi.
Ma rimase deluso.
Uscì brontolando
Tra il brusio fastidioso
Dei molti se stessi
Che lì vi indugiavano
Condannati o drogati
A rivedere sempiterna
La vita vissuta
Gli errori commessi
E altre scelte.

Sul marciapiede davanti
Osservò la facciata
La locandina dipinta
Frugò nelle tasche
Un accendino o un fiammifero
Per dar fuoco e bruciare
Ma si accorse
Che non fumava.

Spedito e chino
Il capo coperto
Da un cattivo acquazzone
Senza un ombrello
S’incamminò spedito alla strada
Che prima non c’era
E in una locanda
Decise di entrare.

Bevve e mangiò
Non ricorda che cosa
Se non forse una cipolla
O una mezza clessidra
Poi sputacchiò
granelli di sabbia
Attimi caduti
per una strana ragione
In quell’ampolla.

Tornò dal se stesso
Seduto all’altura
Che come un giocattolo
Ciondolava sull’orlo
Di un identico abisso
Nero, come gli occhi
Che in un altra cipolla
Avrebbe incontrato.
Aura diversa.


11.
Non piove
In questo luogo non piove
E quest’uomo quaggiù
Con uno strano cappello
Apre un ombrello
Sgualcito e rotto
Come sapesse
Che laggiù
Si, proprio laggiù
Oltre quei monti
S’addensano nascoste
Insidiose e perfide
Nubi argentate
Gonfie di pioggia.

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