12 settembre 2007

Lei non era il mio Godot

Lei non era il mio Godot

Ricordo che ieri
O forse era l’altro ieri
Ero fermo alla fermata
Di quel tram ciondolante
Che a vuoto gira
Intorno alla città.

Aspettavo
ma ora non ricordo
Che cosa, forse la corsa
O forse altro,
La mia memoria
Se ne sta andando.

Mentre sedevo
Sulla grigia panchina
E sotto la pensilina
Imbrattata e sporca
Ho scorto una figura
Un poco più in là
Confusa nelle luci
Elettriche della sera
E dei miei occhi
Miopi e stanchi.

La riconobbi
Come si riconosce se stessi
In uno specchio
O come il calco
Dei denti di un cadavere.

Era di spalle
Ma ero certo che fosse lei:
Dal modo di star ferma
Dall’onda dei capelli
Dal suo essere
Semplicemente bella.

Volevo alzarmi, correre
Stringerla, urlarla mia,
Ma le gambe erano di ghiaccio
Così come il cuore
E ogni arto
E nelle vene solo metallici
Liquami.

Potevo solo fissarla
E con gli occhi gridare
Come un malato
Che solo la Morte
Spera.

Poi si voltò
E mi guardò,
E io non la riconobbi.
Chi era la donna?
L’estranea.

Lei non era il mio Godot.

Me ne restai seduto
E piano sentii il sangue
Tornare nelle vene,
Il cuore pulsare
E gli arti muoversi.

E continuai ad aspettare
Ciò che stavo aspettando.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

commovente. infinitamente...

10:09 AM  

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