14 ottobre 2007

Nessun Grido

Nessun Grido
Sorpreso,
Il solito poeta
Lungo un sentiero
Si fermò
E in ascolto restò.
Un suono
Non da lontano
Pareva arrivare
Dolcemente
Come sospinto
Da un vento
Che piano
Si stava spegnendo.

Mosse il capo
E in quella direzione
Placidamente s’incamminò,
Curioso di scoprire
L’origine, la fonte
Delle note e delle parole
Che ora era certo
Di là giungevano.
Sussurrata preghiera,
Canto parco
E verde speranza.

Tre passi,
O magari quattro
Poco importa
Quanta la strada
Pur di giungere
Laddove sostava, chinato,
Un solitario,
Rannicchiato,
Figuro.
D’uomo pareva proprio
Immagine.

S’alzò il volto
E il grigio
Freddo azzurro
Di due occhi stanchi
Acquosi e ampi
Si svelò.
Il buon poeta
Tristi osservarono.
Nessun sorriso
Nel riconoscere
Un amico antico
Sul ciglio di una strada
Che va nel nessun dove
Chino a lacrimare.

Rivoli neri
Lungo guance scavate
Da un’innaturale
Insana
Magrezza
E le rughe
E i bianchi capelli
Nuovi segni
Del tempo
Che impietoso
Comunque
Avanza.

Senza dir parola
Il poeta che sapeva
Tessere versi
E strofe
Da incantare e far sognare
E nel mondo ancora
Sperare
Lì si sedette
E se ne stette,
Silenzio compassionevole.

Le lacrime cadevano
E il tempo scorreva
In identiche
Untuose gocce
Di salati presenti
E il poeta sedeva
E l’uomo piangeva
E null’altro accadeva.

Passò il sole
Nel cielo chiaro
E là lontano
Oltre il frastagliato monte
Sparì egoista
Senza degnare
Neppure di un saluto
O un cenno
I due uomini
Sul ciglio seduti.

La sera e poi la notte
E poi ancora l’alba
E il giorno
Di nuovo
Identico
L’uno seduto
L’altro chino
A piangere
Senza consolazione
O ragione.

Fu all’improvviso
Di uno strano momento
Che pareva degli altri
Voler sbraitare
Ribellione
E rivolta
Che l’uomo
Dai freddi occhi chiari
Il cielo osservò
E al dio cieco
Dell’indifferenza
Un poco parlò,
E il poeta seduto
Se ne stette
In contemplato
Ascolto.

Vorrei gridarti
Scuoter le esili braccia
Sorprenderti
Con la mia foga
Che stride
Come unghia sulla lavagna
Contro il mio essere
Anacronismo
Silenzioso e pacato.

Vorrei urlarti
O forse semplicemente
Dirti, sussurrato,
Che è difficile,
Per me difficile,
Il solo pensare
Di poter dare
Mio piccolo dono,
Ancora e di nuovo
L’ammaccato carretto
Dell’affetto
Che se ne sta
Quaggiù dentro me.

Ma che se potessi,
Mio dio se potessi,
A te lo darei
E nulla vorrei
Indietro.
Nulla,
Perché non è un baratto
O un dono
O un vile scambio.

Solo una cosa
Forse
Timido ti chiederei,
Ascoltami
Guardami
Volgi a me gli occhi tuoi,
E dì soltanto una parola
Ed io sarò
Finalmente
Salvato.

Ma nulla di tutto ciò
Io ti dirò
Ne urlerò
Ne scuoterò
E resterò in silenzio
E i tuoi occhi neri,
Che neri non sono,
Vedrò andarsene oltre
Lontani.

Lontani.

Ma mai,
Sappilo,
Mai,
Finiranno accatastati
Sul vecchio
Pianeta
Delle cose perdute
Smemorate
E dimenticate.

Perché li ricorderò.
Sinché potrò
.”

E così l’uomo
Chino
Restò
Senz’altre parole,
Neppure s’accorse
Che il solito poeta
Forse un po’ più mesto
S’alzava
E con un gesto
Di triste commiato
Se ne andava.
Laggiù,
Verso il monte
La cui cima
È bianca
D’altri sogni
E ricordi.

3 Comments:

Blogger Logos said...

L'Illusione volge al termine e il dolore si fa via via più forte, ma non rimpiango l'essermi abbandonato a ciò che vero non poteva essere.
I pochi momenti felice vissuti valgono questo e altro dolore.
Per un sogno posso ancora soffire.
Logos

9:09 PM  
Blogger 7di9 said...

Comincio a percepire in pieno sulla mia pelle il tuo senso di disillusione carissimo Logos, e devo ammettere che il modo in cui lo descrivi e lo affronti mi sembra la soluzione più logica e coerente, la meno passibile di infezione da virus di origine olografica. E' una questione di tempo, credo: bisogna annullarne l'influsso, elevando ad esplosione ciò che ad occhio umano appare infimo e gretto come l'istante generato da un'illusione cosciente.

7di9

8:24 PM  
Blogger 7di9 said...

P.S. La mia nuova Casa: http://7di9.wordpress.com/

Un abbraccio connettivo carissimo Logos!

7di9

11:02 PM  

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