01 novembre 2008

Attimi in sospensione criostatica

Rami di Verdi Lame (1)
Non c’era ragione di proseguire il viaggio.
Oltre l’oblò di osservazione del veicolo da trasporto mercantile si profilava l’orizzonte del pianeta. Una massa azzurra costellata di agglomerati nuvolosi bianchi, densi come fossero solidi. Più in profondità, sulla superficie, si intravedevano forme definite, contorni di continenti completamente verdi, catene montuose nascoste e fiumi serpeggianti di un blu violentemente scuro. Il pianeta ruotava lentamente con il suo veloce moto rotatorio alternando giorni a notti rapide. Il movimento intorno al stella di classe F era lento. Perfettamente circolare, nessuna ellisse ma una perfetta traiettoria lineare. La stessa distanza dal nucleo del sole lungo tutto il movimento di rivoluzione. Non c’erano stagioni sul pianeta, un’eterna, monotona primavera non si susseguiva a nulla se non a se stessa. Nessuna neve era mai caduta e la temperatura non era mai scesa oltre la soglia sufficiente a far ghiacciare l’acqua. Lontano, a stento trattenuto dalla forza di gravità del sole bianco un secondo pianeta. Un gigante ghiacciato perso sul margine delle deriva gravitazionale. Nessuna atmosfera, solo un’ombra di roccia e materia inerte. Morta.

L’astronave mercantile giaceva in orbita geostazionaria sopra la linea dell’equatore in attesa di una comunicazione dal pianeta. Il pilota era connesso alla rete neurale che governava i complessi meccanismi dei motori a propulsione quantica ed attendeva il segnale dalla base di superficie. Le coordinate esatte a cui inviare il carico. Merci. Merci con cui barattare altre merci in un ciclo continuo di scambio. Merci e un passeggero.
Il pilota ripeté la richiesta di sgancio inviandola alla stazione planetaria Imperiale.

- Qui Nave Mercantile Jurik. Federazione dei Mercanti. Richiediamo coordinate di invio per carico. Composizione biologica al 75%, carico vivente al 32%.
- Qui stazione planetaria Imperiale E.K2. Le coordinate sono state inviate al centro servizi della vostra nave. Prego confermare.
- Ricezione avvenuta. Chiedo conferma coordinate 78-65-09.
- Confermate. Potete sganciare.
- Procedura attivata.

Il pilota azionò mentalmente alcuni interruttori virtuali presenti solo nella sua realtà interconnessa con la rete navale. L’operazione era piuttosto semplice e il pilota l’aveva ripetuta un’infinità di volte. Identica routine a conclusione di viaggi secolari fra un pianeta abitato e l’altro. Attimi in sospensione criostatica. Pensò a quanti anni avesse se contati con il piano temporale di quel pianeta sperduto sotto di lui. Così tanti da poter essere considerato immortale. Ma lui era solo un pilota e la nave su cui viaggiava sarebbe stata la sua tomba. Prima o poi.
L’ultimo led si accese improvviso. Da rosso a verde. Ancora rosso e poi definitivamente verde. Il portello di scarico si aprì. Le due paratie sul ventre della nave si mossero come uno squarcio che si allargava sempre più. Una ferita aperta. Un parto.
Non appena i due portelli furono spalancati il cubo-merci si attivò. I retrorazzi si accesero e l’involucro di metallo rinforzato sobbalzò ancora per pochi secondi trattenuto nel suo loculo dal magnete di ancoraggio. Progettato per riconoscere una forza di spinta pari a 45.9 e a disattivarsi immediatamente raggiunta quella soglia, il magnete smise di svolgere il suo compito d’attrazione a dieci secondi dalla prima accensione dei retrorazzi. Il cubo-merci sussultò violentemente e si stabilizzò in volo. Lo spazio dell’hangar era angusto. Tra le pareti e la superficie del cubo-merci solo lo spazio sufficiente per la manovra. Il volume era il bene più prezioso in orbita transistemica.
Il software di gestione era già attivo. La manovra di de-immagazzinamento fu lenta e complessa. Il cubo-merci scivolò fuori dall’hanger come un feto dalle gambe di una madre.
Le coordinate di atterraggio impostate. Tre sbuffi ad indicare l’accensione a spinta dei retrorazzi. Il movimento più veloce. Il moto rotatorio tenuto a bada da getti di aria compressa. L’oggetto si allontanò veloce dalla nave madre planando lievemente verso il pianeta.
L’operazione avvenne in modalità completamente automatica e durante i lunghi minuti di attesa il pilota reimpostò la rotta della prossima destinazione. Pianeta binario classe C. Ritiro cubo-merci. Contenuto biologico 12%. Carico vivente 1%. Virus pensò il pilota. Forse una qualche arma per la guerra di confine. O forse feti modificati per l’Ordine. Non era importante.
Sbirciò per l’ultima volta il cubo che precipitava verso l’atmosfera infuocandosi al contatto con lo scudo naturale del pianeta e diede il comando.
Fu un attimo. La nave scomparve dall’orbita del pianeta come non fosse mai esistita mentre il cubo merci continuava a cadere verso la superficie come una cometa di fuoco. O una stella.

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