24 novembre 2008

Maledì la sua condanna alla biologia

Rami di Verdi Lame (9)
Il comandante Jabash giunse sul luogo delle coordinate con un ritardo di 1\12345 cicli standard rispetto all’ora dell’impatto. I suoi uomini erano già schierati, le armi puntate, gli sguardi al cielo in attesa di vedere cadere l’oggetto. Jabash scese dal veicolo da trasporto terrestre e fissò il cielo, doveva essere lì ora, dove era finito?
Il silenzio era assoluto nel piccolo pianoro. I soldati percepivano la tensione del loro comandante. Qualcosa era andato storto ma nessuno capiva cosa. Erano stati preparati per affrontare un evento ma niente era accaduto. Si sentivano spaesati, persino traditi. La loro fiducia nel comandante era assoluta. Ai loro occhi Jabash era quasi una divinità. Un essere biologico, assurdamente biologico. Un uomo fatto di carne, senza alcun innesto. Jabash era il loro comandante e Jabash non sbagliava mai. Jabash cercò tra i soldati il sergente. Lo vide. Un ragazzo ancora giovane ma già quasi completamente metallizzato. Solo una parte del volto rivelava una carnagione chiara, quasi biancastra. Lembi di pelle pronti per essere sostituiti.

· Sergente!
· Comandante!
· E’ sicuro delle coordinate di atterraggio del cubo-merci?
· Confermate Comandante. Abbiamo la registrazione della nave madre prima dello sgancio e le analisi della traiettoria di ingresso nell’atmosfera lo confermano. 78-65-09.
· Tempo dell’impatto al suolo?
· L’impatto era atteso circa 1\10000 cicli fa. Un attimo prima del suo arrivo nella radura Comandante.
· Cosa è successo?
· Non lo sappiamo ancora. Stiamo analizzando tutti i tracciati aerei nell’ultimo periodo ma, come sa, il cubo-merci non viene mappato dai sensori. La sua è una caduta non un volo.
· Ipotesi alternative?
· L’ipotesi più plausibile è che si sia trattato di un cubo-merci modificato rispetto agli originali.
· Una modifica aerodinamica?
· Oppure l’inserimento di un piccolo motore per il volo a bassa quota in grado di rendere il cubo-merci pilotabile.
· Sapeva che lo stavamo aspettando.
· Ipotesi plausibile, comandante.
· Impossibile. Questa missione è coperta da segreto imperiale. Il solo pensare ad una fuga di notizie rende me e lei, sergente, passibili di un’accusa di tradimento all’Imperatore e giustiziabili all’istante.
· Lo so, Comandante, ma non ci sono altre spiegazioni. Il monaco ha fatto in modo di non atterrare qui.
· Ci deve essere un’altra spiegazione.
· Come procediamo ora, Comandante?
· Divida i soldati in gruppi di tre. Li mandi a setacciare il quadrante entro cui sono comprese le coordinate presunte di atterraggio. Lei torni alla torre 2 e attivi tutti i ricettori possibili istallati sul pianeta. Nessuna limitazione geografica. Verifichi tutti i quadranti. Io avviserò l’Imperatore. In caso di avvistamento del cubo-merci o del monaco nessuno deve intervenire di propria iniziativa. Si ricordi questo: nessun intervento. Prossimo aggiornamento fra 1\1000 cicli.

· Ricevuto, Comandante.

Jabash osservò il sergente allontanarsi veloce guidato dalla gambe metalliche, vide gli arti inferiori mutare progressivamente e trasformarsi in un cingoli rinforzati capaci di correre più veloce di quanto lui avrebbe mai neppure sognato. Maledì la sua condanna alla biologia e per l’ennesima volta invidiò tutti quelli che lo circondavano, tutti coloro i quali avevano avuto il dono del metallo.
Scacciò via i suoi soliti pensieri, la sua ripetuta ossessione. Altri erano i suoi problemi. Dove era il monaco? Non poteva perderlo. L’Imperatore era stato categorico. Colonizzare il mondo della Foresta, installare basi militari in incognito e attendere il momento. Un monaco dell’Ordine sarebbe giunto a bordo di un cubo merci. Era pericoloso per tutto l’Impero. Andava catturato e consegnato direttamente alla Sua persona. Jabash non aveva discusso.
Jabash non pensava, Jabash non giudicava, Jabash era il servo fedele dell’Imperatore, il suddito privilegiato dell’Impero. Jabash eseguiva.
A capo chino tornò al veicolo da trasporto terrestre. Aveva da comporre un dispaccio. Anche se avrebbe barattato qualunque cosa pur di non scriverlo.

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