11 novembre 2008

Un’unica voce che chiede pietà

Rami di Verdi Lame (3)
L’urlo riecheggiò fra gli alberi. Lassù, appollaiati sui rami sostavano migliaia di creature. Uccelli neri dal becco colorato e ricurvo. Urlarono ancora all’unisono. Come un’unica voce che chiede pietà, che urla dolore, che stride rabbia.
Il nero delle loro piume mal si adattava al verde eterno della foresta. Al colore limaccioso delle foglie sottili, al pallido marrone delle cortecce. Il nero a malapena si nascondeva nelle ombre che si creavano fra ramo e ramo. Non importava. Non c’era ragione di nascondersi. Nessun predatore disturbava il loro regno nel cielo, lassù fra i rami più alti. Nessuno riusciva ad arrampicarsi così in alto. La catena alimentare si era dimenticata degli rapaci neri. Creature destinate ad essere predatrici. Senza nemici. Dominanti.
L’urlo si ripetè. Sfacciato. Altezzoso. Trionfo urlato di un dominio assoluto.
Fu nel frastuono che avvenne. Il fischio leggero sommerso dal fragore delle migliaia di gole rapaci dilatate dallo spasimo del grido.
Un sibilo sottile. Come una lama.
Di una lama.
Poi il tonfo e l’uccello più grosso, più grasso, smise di urlare. Quasi sorpreso. Come a chiedersi da dove venisse quel dolore. Quel dardo ficcato nel ventre che lo trapassava da parte a parte. Si lasciò cadere.
Morì prima di toccare il suolo di muschio contaminato che proliferava alla base degli alberi. Morì prima di vedere la mano guantata afferrarlo con bramosia e ficcarlo in un sacco ruvido di tela insieme ad altri tre grossi uccelli.
L’urlo dall’alto scemò lentamente come se nulla fosse accaduto. E per la moltitudine di corpi neri arrogantemente adagiati sui rami non era davvero accaduto nulla. Non c’erano predatori nel loro regno sugli alberi.

Etichette:


adopt your own virtual pet!