23 marzo 2009

Creatura innaturalmente perfetta

Rami di Verdi Lame (19)
Il monaco la vide scendere da uno degli alberi più alti. Creatura innaturalmente perfetta in una danza di puro equilibrio.
Si muoveva asincrona, ogni arto libero come governato da una volontà propria, indipendente. Le braccia e le gambe in una dondolio dodecafonico di sinuosità.
Strisciava lungo il tronco appigliandosi ad invisibili puntelli, era liquido denso, mellifluo. Appiccicoso e fastidioso. La donna accarezzava il tronco con tocchi sottili. Silenziosi. Seducenti.
Il monaco pensò ad una di quelle creature che infestavano i mondi più periferici, terribili e blasfeme corazze chitinose contornate da migliaia di protuberanze semimobili. Esseri aracnoidi che si cibavano di escrementi e carcasse. Li rivide nella memoria, enormi, tozzi, muoversi innaturalmente veloci, zampettare minacciosi oltre ogni ostacolo sino ad arrampicarsi su piante altissime e starsene ore immobili in agguato, in attesa di scorgere da qualche parte la putrefazione di cadaveri. Il cibo.
La donna aveva nei gesti la stessa mortale perfezione di quelle orrende creature. La medesima eretica seduzione.
Il monaco contemplò la donna scendere dall’albero a testa in giù, capovolta in un postura che sembrava sfidare le stesse, implacabili, leggi della gravità. Epifania di un diverso ordine nell’universo intero.
Le braccia si muovevano rapide, quasi disarticolate e si appendevano ad ogni cosa pur di sorreggere il peso del corpo. Le gambe stringevano il tronco in una morsa stretta, muscolosa e vagamente sensuale. I lunghi capelli corvini, sporchi di terra e fango, ciondolavano davanti come un lento pendolo, ipnotici. Ammalianti.
Era bellissima nella sua spietata perfezione. Una lama affilata e lucente.
Il monaco restò immobile a guardarla muoversi. Danzava con l’albero. Le parole della preghiera che stava recitando gli morirono sulla labbra, un lieve sussurro che si spense nel silenzio della foresta.
Chiuse il libro e fece per uscire dalla piccola capanna in cui si era seduto a pregare attratto dal vago senso di misticismo che aleggiava intorno. Mise il libro nella sacca a tracolla e in piedi si apprestò ad attendere l’arrivo della donna che come un angelo scendeva dall’alto. Improvvisa e inaspettata, come una rivelazione.
Era la prima creatura vivente che vedeva da quando il cubo-merci si era aperto, dopo otto cicli standard dall’inizio del suo viaggio. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva visto un volto. Così tanto tempo condannato al buio di una solitudine interstellare.
Il monaco scostò il leggero corpetto che copriva la tunica scura ed estrasse l’arma nascosta fra le pieghe del tessuto.
Si preparò ad uccidere la donna.

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