17 luglio 2009

Ermetica Ermeneutica IV

Ermetica Ermeneutica IV:
Il ruolo della Memoria Culturale nell’ontologia del post-soggetto-agente: la riflessione di Giampiero Neri

Prosegue con questa quarta iterazione della nostra Ermetica Ermeneutica l’indagine delle peculiarità letterarie e filosofiche del Connettivismo. Due sono gli ambiti su cui queste pagine stanno tentando di far luce, due aspetti che fra loro non possono essere separati ma si alimentano reciprocamente in un costante gioco di riferimenti e rimandi. Alla base della riflessione di questa rubrica vi sono, da un lato, il “dire” il Connettivismo e, dall’altro, il “fare” Connettivismo. Ovvero da un lato si è voluto indagare il Connettivismo come una corrente letteraria soffermandoci sulle sue specificità espressive, stilistiche, sulle cifre narrative, cercando lentamente di far emergere la poetica di un Movimento che vuole (e che ha) una precisa connotazione all’interno del panorama letterario italiano. Dall’altro lato l’obiettivo è di natura differente, fatti salvi e dati in un certo qual modo per scontati i canoni espressivi del Movimento, si è voluto sprofondare all’interno dei suoi contenuti, dentro il suo farsi, per cercare di portarne all’emersione la filosofia, i principi primi, i “quanti” riflessivi e memetici comuni agli autori connettivisti. Temo che costituiscono la base di senso condivisa su cui si innestano e implementano le differenti sensibilità espressive dei singoli esponenti.
Il “dire” e il “fare” del Connettivismo, due aspetti di una medesima medaglia, due lati di un gioco geometrico che li lega indissolubilmente e che fa sì che entrambi siano subordinati all’altro, in un ricorsivo meccanismo di giustificazione.
Il “dire” senza il fare sarebbe sterile parola, il “fare” senza il dire sarebbe infecondo silenzio.
Torneremo nelle prossime “Ermetiche Ermeneutiche” ad indagare il “dire” del Connettivismo, crediamo, infatti, che si sia prossimi a giungere ad un punto in cui sarà necessario sedersi e comprendere se e quanto il Connettivismo sia riuscito a trovare le parole (nei racconti, nel testo poetico, nelle ulteriori forme espressive) per esprimere in modo efficace (e nel farlo, comunicarlo) il proprio costitutivo mood emozionale, la sensibilità e il sentire (comune a tutti gli autori del Movimento sebbene profonde siano le distante epistemologhe fra uno e l’altro) che connatura silenziosamente e misteriosamente il Connettivismo.
Chi scrive crede che ad oggi il Connettivismo sia ancora caratterizzato da una maggiore propensione sul “fare” che non tanto sul “dire”, come se non si fosse ancora pienamente riusciti ad esprimere quei contenuti, quelle sensibilità che ogni connettivista conosce ma che fatica (quasi le avesse sulla punta della lingua) ad esprimere. Vi sono contenuti, vi è una forza magmatica che non si esaurisce e che anzi gorgheggia impetuosa ma non si è ancora stati in grado di veicolarla pienamente in una forma espressiva (il “dire”) sufficientemente efficace.
Torneremo su questo punto nelle prossime edizioni della nostra Ermetica Ermeneutica, fiduciosi che quel guardarsi allo specchio possa costituire un interessante spunto per riflessioni ulteriori.
Proseguendo, invece, lungo la direttrice di questa Ermetica Ermeneutica occorre precisare che le pagine che seguiranno saranno rivolte all’indagine sul “fare” del Connettivismo, e, in particolare, su uno dei suoi elementi costitutivi più forti, più noti e caratterizzanti. Un tema su cui molto si è scritto e tanto dibattuto e sul quale noi vogliamo soffermarci in una prospettiva leggermente differente dal consueto e senza volerci addentrare in tecnicismi nozionistici che non ci competono e sui quali non abbiamo sufficienti nozioni chiarificatrici.
Indagheremo questo “oggetto” del Connettivismo grazie alla lettura di un poeta italiano che ci permetterà di maturare un punto di vista completamente nuovo e inaspettato e, attraverso questo, potremo così “rivedere” l’oggetto da un’angolazione differente e cogliere nuovi significati.
L’elemento di contenuto a cui vogliamo dedicare queste pagine è il tema dell’Uomo, o meglio il tema del “chi\che cosa sarà dopo l’Uomo”.

4 Comments:

Blogger Logos said...

Estratto pre-revisione finale dell'incipit della IV Iterazione dell'Ermetica Ermeneutica. Indagheremo il ruolo della Memoria Culturale nel post-soggetto-agente, leggendo il poeta Giampiero Neri.
Il resto sulle pagine di NeXT 14.
Logos

5:32 PM  
Anonymous zoon said...

attendo l'invio :) splendido incipit, logos...

5:18 PM  
Anonymous Antares666 said...

Complimenti vivissimi per questo studio ontologico!
Un abbraccio connettivo :)
Marco

10:32 AM  
Anonymous Nimiel said...

Molto interessante si prospetta l'articolo... Aspetto di leggerlo avidamente :)

6:44 PM  

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