Sul Baltico c’è la guerra
Sul Baltico c’è la guerra
Ho il diavolo alle calcagna,
Lo senti?
La porta della camera degli ospiti
Sbatte violentemente
La finestra sul giardino all'italiana
Guarda il mare
Oltre la riva,
Una battello scorre via
Placido sul Baltico.
Non sono a Samarcanda,
C'è il mare a Samarcanda?
Una nube grigia precipita nel cielo
L'alba si alza oltre le colline
E le stanze sono fredde e silenziose,
I cocci nel camino spenti,
Solo un vago odore di legna arsa
E polvere nera.
Chi ha apparecchiato il tavolo per la cena?
Le posate sono quelle d'argento?
I corridoi sono silenziosi
Come quando ancora tutti dormono
Scivolo nelle stanze e osservo
La penombra sugli oggetti,
Mi pare di non riconoscerli.
Dove mi trovo?
Se qualcuno dovesse bussare alla porta
Dovrei aprire e lasciarlo entrare.
Chiederebbe il permesso?
La poltrona cremisi di stoffa consumata
Sembra spostata e guarda un altro angolo,
Strascico i miei passi verso la veranda,
Ascolto la pioggia che cade,
Il vento che soffia e quei mormorii
Oltre il bosco là in fondo.
La casa è grande, tante stanze deserte
E so di essere solo ad aspettare nel porticato
Che qualcuno si alzi e scenda a fare colazione.
Chi preparerà le uova? e il caffè?
La servitù se ne andata tanto tempo fa
Che abbiano rubato le stoviglie?
Guardo il mare e un altro battello scivola via,
Uno sbuffo, un lontano riecheggio.
Sul Baltico c’è la guerra.
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