30 aprile 2010

Event Connettivista - Notte di Beltame

Urlo

Urlo ma nessun suono invade il silenzio. Una marea lontana sciaborda e io urlo. Ascolto il tempo che scivola lungo scogliere e attraversa fari mai illuminati. Intorno a me non vi è nessuna desolazione. Sono nel silenzio. E nel silenzio ricordo il mio nome. Sillabe che non pronuncio.

Quanta fatica

Quanta fatica. Estraggo gemme di non sapere da squarci nella pelle. Lembi di essere colanti insensata follia. Sangue e carne. Ossa e tendini. Cerco dentro di me il silenzio. Immergo le mani nel mio corpo. Rosso. Rosso ovunque. Il cuore grida, mille tamburi, lo sento fra le dita. Il dolore è ormai lontano e l'ultimo sapere prossimo. Un ultimo battito, poi sarà il silenzio.

Chiudo gli occhi

Chiudo gli occhi in una densità che leggera scivola via. Ho cercato ancora una volta di andare oltre. Il muro mi attrae come se fosse una meta e non un ostacolo. So che dovrei cercarmi aldilà. Sfioro le pietre, vi appoggio la fronte. Silenzio. La mia mente ha smesso di bisbigliare.

Aspetto

Aspetto che la musica parta e intanto osservo il mare che grigio scolora nell'orizzonte. Mi guardo intorno e so che la città già dorme,la luce fioca di un raro lampione illumina un selciato deserto. Ciottoli di silenzio lungo le strade. Questa afosa calura è innaturale e da lontano sta arrivando un borbottio. Sono alla finestra e guardo le colline oltre Lubecca. L'esercito è alle porte e questa notte vi sarà la guerra.

Vi sento

Vi sento. Ho visto le piramidi quando erano sono comuli di idee nelle mente folle di un fanatico. Ho passeggiato lungo i lembi di continenti non ancora nati su pianeti assolati e rossastri. Sono rimasto serrato in capsule percorrendo distanze in cui lo spazio sconfinava nel tempo creando capricciosi paradossi. Sono stato in ogni luogo mai pensato e in ogni tempo mai stato. E vi ho sentito, nel silenzio dentro di me la vostra voce. E ora siete qui, con me, ad incendiare queste finte pareti. Vandali inumani. Fratelli nella voce di Seth.

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Nella Valle

Nella valle laggiù vi è silenzio ma io sono ancora lontano. Scivolo su sentieri sporchi di pioggia, di ossa e di spade. Ripercorro in senso inverso la strada della guerra risalendo fiumi di sangue e morte. Persino il mare là in fondo sembra tinto di rosso. Tempeste si fronteggiano sul Baltico e gli strepiti si confondono. Gli ultimi cannoni ancora sbuffano. Lubecca è dietro di me, la Morte è tornata a casa.

Non ho più tempo

Non ho più tempo. La voce sta svanendo. Sono nel bianco di un silenzio che tutto avvolge. Non ho più un corpo e la biologia è solo un nefasto ricordo. Non c'è nessun senso alla fine. L'Assurdo mi avvolge e mi culla. Silenzio. Pronuncio il mio nome. Per un ultima volta.

Picaresche insegne annunciano la fine del mondo. Divelte e scolorite, penzolano da tronchi tarlati come frutti troppo maturi. I palazzi sono rovine policrome e le vetture rottami creativi. Le strade sono scomparse e non ne resta alcuna traccia nel muschio e fra gli arbusti. Ho cercato le ossa ma neppure la polvere ho trovato. Mi fermo solitario e ascolto. Urlo, vanamente. Non c'è nessuna redenzione dal silenzio.

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La mezzanotte si avvicina

La mezzanotte si avvicina. Le campane di una chiesa lontana paiono fremere d'impazienza, non sanno che questa notte non vi sarà alcun rintocco. Tolgo l'orologio a cipolla dal panciotto. Mancano pochi minuti. Mi volto e mi servo un tè. Schubert urla dal grammofono e le sue note si perdono nella campagna. C'è uno strano profumo nell'aria, primavera mista ad altro. Non importa. La mezzanotte si avvicina e le campane non suoneranno.

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Spengo la Coscienza

Spengo la Coscienza, Ascolto il Silenzio. La mia fine nel Nulla.

1 Comments:

Anonymous zoon said...

è stata una notte epica...

12:37 PM  

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