21 giugno 2010

Sei stata in questa stanza

Sei stata in questa stanza

Sei stata in questa stanza

Ora suona una lamentosa melodia

Hai respirato quest’aria

Ora profuma il bucato bagnato

Sottovoce il canto

Un menestrello folle e solitario

Vino decantato e calici colmi

Aromi cercati

Tra occhi e imbarazzi

Storie buffe di paesi

E di luoghi vaghi

Paesaggi di un’altra esistenza

Portogallo, Marocco, il Nord troppo freddo

E il Sud troppo caldo

Viaggi mai compiuti, una fantasia

Sentimentale e un poco ridicola

Piccoli piedi

Per giungere in questa stanza

Che guarda il cielo e un monte frastagliato

E che ora ha un ricordo che non riesce a scacciare

Scarpe accantonate in un angolo bagnato

Il mondo è rimasto a guardare

Mi hanno insegnato che nella poesia non ci vanno

I sentimenti,

I miei sentimenti,

e che questa allora non sia una poesia

ma una confessione,

un bisbiglio,

un pianto o una risata

o il consueto sfregio sul tempo che scorre

testimone indifferente

E’ stato. Inutile ma vero.

E’ successo e io non mi inganno

E non si inganni il traduttore

Non commetta qui un errore

Non si confonda, non si sbagli.

Questo il cielo scuro con le rade stelle

Che abbiamo osservato e là due raganelle

Questo è il cielo.

Fuori ancora piove

Nonostante le previsioni

E le premesse

E anche qui ancora piove

Nonostante le premesse

Che io continuo ad odiare

Ma che importa?

Nelle poesia non vi vanno le emozioni

Chi sono io?

Solo un uomo normale

Granelli di un’umanità irriconosciuta

Che passeggia leggendo anche se piove

Nessuna stranezza

Basterebbe

Forse una parola

Mai pronunciata

In una delle tue molte lingue

E chissà che un senso non lo si trovi

In questa realtà Assurda

Perdonami Albert,

Maestro mio,

un senso forse

Potrei trovarlo.

Lo sai,

Adoro ingannarmi.


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