18 aprile 2011

Cuxhaven

Cuxhaven
La strada che portava al Mare del Nord era nascosta
Coperta di neve, confondeva se stessa col bianco
Delle case, delle rade nuvole e di un gabbiano
Pellegrino nella terra ferma.

Scolaretti correvano disordinati
Inseguiti dalla voce della matrona
E di una religiosa che si segnava ripetutamente
Amen Pater Noster Virgo Maria.
Biondi e slavati i bambini parevano creature invernali
Sbucate dal ghiaccio come relitti di un mercantile naufragato.

Le loro urla si fecero lontane
Un suono di violino riempì l'aria
Esercizi stonati di una giovane in età da matrimonio
Rubiconda e con la lunga treccia ad impacciare l’archetto:
Brema era vicina e molti affari dovevano ancora compiersi
Nel borgo affacciato sul mare

Sbuffava il treno delle dieci per Amburgo
Un getto di grigio oltre le guglie gotiche
E intorno un muro e la piccola piazza
Lì una statua sensualmente supina
Languida giaceva,
Vaga allegoria della libertà di quel tempo.
Una carrozza correva
Con un galoppo confuso sul selciato ghiacciato.

Il mare ancora lontano.
L'indomani la nave sarebbe partita
Lentamente lungo una delle rotte della lega anseatica
Dal porto nuovo verso est o forse il sud
Carica di merci, di marinai
E di bellici dispacci.

Il freddo era pungente
Il pastrano avvolto con un colbacco pesante sulla testa
La linea dell’acqua ancora non si vedeva e il tratto si faceva scivoloso
Un tonfo lontano, forse un tuono
O un cannone a salve
Partivano le navi per New York
Là in fondo a quella via,
Là sul mare del Nord.

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