12 marzo 2010

Mi riconosco in questo spazio

Mi riconosco in questo spazio

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Vedo un volto alla finestra,

Immobile mi fissa.

Un folle canta a squarciagola

Il suo diario di matto.

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Mi riconosco in questo spazio

In una solitaria abitudine

E intuisco

Il medesimo silenzio.

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Le stelle sono immote

E Aristotele si sbagliava

Nessuna musica, nessun suono.

Lo senti anche tu il brusio?

Sono i ratti che cantano,

Il loro Re sta arrivando.

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La stanza è piccola

Finestre, pareti di vetro

Piramidi e cattedrali.

Il volto mi fissa ancora, vuoto.

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Sfoglio un libro di pagine fitte

Minuti caratteri accatastati

Leggo il silenzio

E la polvere

E il puzzo di vecchio.

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La poesia è un inganno

Nessun rumore, o vocio.

Silenzio.

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Mi ricordo di te. Chi sei?

Dove ti ho vista prima d'ora?

Danzavi?

Non sogno nulla ormai,

Buio. Nero.

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Tornerò al Baltico

Ma ora le navi sono immobili

Ferme nel ghiaccio

Che non parla.

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Lubecca è una città triste

E un monaco scivola via

Veloce oltre il portale del kloster,

Nessuno si e' ancora svegliato

L'alba e il mare sono lontani.

E io cammino.

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Il volto alla finestra è scomparso,

Tu continui a non esistere

Il folle urla

Io mi immergo nel silenzio.

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Sono a casa,

Guardo il cielo.


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