29 giugno 2011

La morte mi ha attraversato la strada

La morte mi ha attraversato la strada
La morte mi ha attraversato la strada
Ho visto il gatto nero scongiurarsi
Lo specchio riflettere e il sale raddolcirsi
Ho pensato a te mentre le sfioravo il velo
Al tuo silenzio e alle sue tenebre
Al tuo nero senza alternative
Al sole inutile nel cielo
Al castello e a un cappello
Ma poi ho borbottato qualcosa
Un'Imprecazione masticata
Circa le strisce pedonali
E le precedenze non rispettate.

20 giugno 2011

Era il 1914

Era il 1914
Tra le tende ricamate uno squarcio di paesaggio
La spiaggia grigia, la lenta risacca e un filare di bambini
Il sole del mattino era pallida ombra tra le nuvole che s’ingrossavano
Guardai intorno e ascoltai il vociare sommesso dei pochi avventori
Odore di caffè, marzapane dolce e mele bollite
La locanda sul mare aspettava le beghine dalla messa
Un cordiale, un dolcetto, il Pastore non avrebbe brontolato
L’estate tardava in quell’anno di inizio secolo
I pastrani e le sciarpe ancora sventolavano al vento freddo
Il Baltico non sembrava voler imitare il lontano mediterraneo.

Ricordai il Golfo, la vista dall’alto sul sole che tramontava
Il caldo soffocante e piacevole, il cielo senza nubi
Le grida ovunque, i panni stesi, gli uomini a torso nudo
Le donne voluttuose e i bambini ribelli
Passeggiavo per la piazza e l’odore di cibo era ovunque
Sapori che parevano colorare l’aria
Spirali bianche dai comignoli e dai sigari panciuti
Un menestrello a raccontar favole di antichi e puri eroi
Castelli fatati, draghi e pulzelle illibate da conquistare
Un pretino s’affrettò lontano seguito dalle adoranti suorine
Il mare era persino troppo azzurro nella notte che s’apprestava.

Scacciai il ricordo e il grigio del Nord gelido mi avvolse
Il giornale mal piegato svelava un abbozzo di titolo
I gotici caratteri urlavano con patriottico pathos la notizia
L’arciduca Francesco Ferdinando era stato ucciso
I n quella città senza nome Gavrilo Princip aveva compiuto il destino del proprio nome
Era il 29 giugno, nessuno leggeva e il silenzio incombeva oltre il mormorio
Guerra. La parola aleggiava senza mai farsi voce
L’epoca bella si stava chiudendo alla velocità cantata da quel folle italiano
La realtà correva incontro a se stessa senza freni né fughe
Sulla spiaggia i bambini era spariti e delle beghine non si sapeva nulla.

Il piroscafo sarebbe partito il giorno dopo dal porto di Travemunde
Il Baltico era in attesa e le poche navi parevano vagare senza meta
Un tonfo nel cielo, un’onda che s’increspa, lo spicchio di sole fra le nuvole
Ogni cosa giaceva immobile nel tempo, diorama perfetto di un momento
Attesa, una ferita nel presente, un taglio nella tela, il lembo di un istante
Oscillava un suono lontano, forse un rintocco, forse il lamento di un funebre carro
Il caffè era ormai freddo e i pochi tavoli vuoti tutt’intorno.
Una ragazza raccoglieva le tazze e i piccoli piatti, silenziosa e devota.
Uno scroscio di pioggia, uno sbruffo di vento e il mare s’agitò guardingo
La cameriera disse qualcosa ma non le prestai attenzione
Le gocce cadevano sulla finestra e la realtà spariva scivolando con esse
Lasciai le monete sul tavolo e m’avvolsi nel pastrano
Giugno era ancora freddo e il bastone avrebbe aiutato la mia vecchiaia
Salutai con un cenno e feci per andare
Il caffè ancora nella tazza, il giornale sul tavolo
Aprì la porta e feci un passo
Era il 1914.

Oscilla la notte

Oscilla la notte
Oscilla la notte
Questa sera non tramonta
La luna accecata e bianca
Illumina paesaggi
Viandanti e ombre
Ascolto il ciondolare confuso
Il brusio di un mare lontano
Il sussurrare nomi e lingue
Il tempo si è accartocciato
Presenti ovunque nel flusso
Scivola assoluta la mia libertà
Nero denso colante
Solitudini estreme in opere d’arte
Specchi convessi, concave metafore
E binari nel niente
Libero! Mio Dio. Libero.
Qui seduto a questa sedia cammino
Deserto regno tremante
Dorsali infestate e passaggi del Gigante
Ancora nell’ovunque eterno
Ascolto il silenzio
Venero il silenzio
Gnostiche saggezze, nessuna redenzione
Dominare il Tempo
Ribellione e Guerra
All’armi! All’Armi!
Io non sono mai stato qui.

02 giugno 2011

Volto della morte

Volto della morte

Volto della morte
Scivola lungo un sentiero silenzioso
Docile movimento
Il femmineo odore di putrefazione
Decadimento
Petali di un funerario giardino
Avvizzisce e china il gambo
Fiore senza colore
Vecchiaia prostrata di niente
Linfa marrone e collosa
Alberi e rami d’aghi
L’inverno indifferente
E l’autunno assassino
Nessun tempo si ripete
Cicli interrotti e tracce dipinte
Solitudine di un momento
Infinita biografia senza durata
E la morte osserva ogni gesto e parola
Riluce questo io che si decompone
Frammenti e lacerti di memorie
Altre biografie
Illusioni e narrazioni
Archeologia di un grumo vivo di niente
Sprofondo
Soffocato affogato
Lento precipitare
Osservami
Fissa i miei occhi
Guardami
Volto della morte

adopt your own virtual pet!