La Sauna dei Cinque – Quinto martedì
La Sauna dei Cinque – Quinto martedì
21- Distruzione organizzata e placida della
realtà.
22 – Mobilitazione armata di nuclei
sinaptici de-contestualizzati.
23 – Autocertificazione di morte.
24 – Principio annichilente del tempo
inesistente.
25 – Morituri, Te salutant.
21 – Cacofonie di urla dentro ampolle di
materiale vivente. Tracce organiche in reperti di altre archeologie. Mistiche
ridondanti. Derive spiraleggianti verso baratri di indecenza ontologica. La
fine del mondo…
22 – L’altra sera passeggiavo lungo il
Boulevard e, alzando gli occhi al cielo, ho visto un elicottero precipitare
oltre i palazzi male illuminati. Ho espresso un desiderio seguendo la scia di
fuoco perdersi nell’orizzonte.
23 – Dentro un appartamento desolato,
oggetti di una vita accatastati sulle mensole e negli scaffali stracolmi di una
libreria, souvenir, libri, quadri impolverati. Una donna giace sul letto sporco
e disfatto. Al braccio un sottile tubo giallognolo collegato ad una flebo
ciondolante. Un liquido verdognolo le gocciola nelle vena aperta. Il suo viso è
tirato in un’espressione indistinta, appare forse placida? Sul comò un
biglietto con una scritta.
24 – L’altra sera era un anno fa.
25 – Guerrieri pronti alla battaglia. Eroi
sumeri, Uruk chiama alla vittoria.
21 – Osservare il principio stesso della
realtà, l’archè primario, l’aperion, l’acqua e l’aria, deprivarsi lentamente di
ogni sostanza, ipostasi depauperata di solidità fisica. Il reale si accartoccia
in un nucleo irridente di nulla. Nulla. Nulla…
22 – Il fiume continuava a scorrere, tra le
sue acque nere e collose ho visto oggetti perdersi alla deriva, detriti di
corpi metallici e organi di scarto, metallici polmoni e cuori di silicio. Un
topo nuotava contro corrente inseguendo un tozzo di pane sporco. Sull’altra
sponda una donna. Ha alzato il volto e mi ha osservato. Scavalca il basso
parapetto e si getta nella melma nera sotto di noi. Scompare. Come non fosse
mai esistita. Continuo a camminare.
23 – L’olotelevisione resta accesa. La
proiezione tridimensionale e olografica è difettosa e il corpo potenziato del
presentatore si deforma in sagome contorte. Un braccio lunghissimo e un volto
allungato in un’espressione rettile. La sua voce giunge bassa e distorta dagli
amplificatori consumati. “La notizia non è confermata ma le voci si ricorrono
e…”.
24 – Domani mi sono alzato e mi sono
accorto che avevo vissuto identicamente lo stesso giorno per quattro volte. Ho
preferito ritornare a questo presente anche se il calore di questa sauna è
eccessivo, il porno-olo-film pessimo e la conversazione idiota. 25? Almeno tu
sei cosciente?
25 – Guerra! Guerra! Guerra al 24!
21 – Come dentro un buco nero che tutto
attira e attanaglia, il senso del reale scompare lentamente, risucchiato
dall’intero Essere del mondo. Ogni cosa resta placida nel suo
essere-puro-oggetto, fatto presente, residuo di un’ermeneutica che non esiste
più.
22 – Ho percorso molte strade, poi stanco
mi sono infilato nella metropolitana. La banchina era affollata di uomini
identici vestiti allo stesso modo. Abiti grigi su scarpe nere e olocravatte
variopinte e mutevoli. Lo schermo bidimensionale mostrava il tempo di attesa al
prossimo treno. Due anni e tre giorni. Ho cercato di sedermi sulle poche
panchine ma erano tutte occupate. Nell’aria il profumo di crisantemi appassiti.
Ho riguadagnato l’uscita lasciando dietro di me impronte di feci.
23 – In cucina aleggia un forte odore di
decomposizione. Sui fornelli elettrici una bassa padella con il residuo di un
antico pasto. Carne in putrefazione e mosche ovunque. Miriadi di uova bianche
pronte a dischiudersi. Altre mosche e il ronzio si diffonde ovunque come
un’eco.
24 – 25, le nostre società hanno già
combattuto. Non ricordi? E’ successo fra un anno e sei mesi. O erano otto? Ma
chi vincerà? Questo davvero non lo rammento. Maledetto sarto, la mia memoria è
sempre più scucita!
25 – Sangue tra le mani, cuori tra i denti…
Guerra e battaglie!
21 – Il quotidiano torna a esistere come
semplice inutilità. Fatti senza alcun vissuto si accatastano in biografie
identiche, ripetizione ossessiva di voci e brusii. Non resta null’altro che
l’attesa della morte. E della vecchiaia.
22 – La notte sulla città è senza stelle, i
neon pubblicitari illuminano le strade meglio che i radi lampioni e negli
interstizi dove il buio si annida si nascondono scarti di uomini e donne.
Vendere parti del proprio corpo per sopravvivere a volte non basta e ciò che
resta sono esseri senz’arti che strisciano avidi alla ricerca di cibo. Ho visto
quello che forse era stato un uomo contorcersi dagli spasmi dopo essersi cibato
di qualcosa trovato lungo la strada. Forse i resti di un suo simile. Dalla
tasca ho sfilato il laser difensivo che portò sempre con me. Ho alzato la
potenza al massimo e ho fatto fuoco. Ho regalato a quell’essere una notte senza
dolore, senza fame, senza ricordi. Senza coscienza di ciò che è. Sono un uomo
pietoso.
23 – Dalla finestra si vede la città. La
notte illuminata dai neon. Il fiume scorre placido e putrido traboccante di
relitti. Da questa distanza non se ne distinguono i particolari. Una donna
cammina vicino alla bassa barriera di protezione. E’ un punto colorato dal
viola di un’insegna. Di fronte a lei il fiume. Sul davanzale della finestra
qualche piuma di uccello. Una bianca ragnatela e delle piccole ossa bianche. Il
traffico è continuo, fari rossi che incrociano fari bianchi e nel cielo una
striscia di fumo nero si perde in diagonale oltre l’orizzonte.
24 – Massì… ora ricordo che ha vinto quella
partita! Ma come ho fatto dimenticarmene… Il Vimercate! Quando è stata giocata?
25, te lo ricordi?
25 – Morire nella Gloria!
21 – Anche questa pagina va a scomparire. I
tratti neri si perdono e resta solo il bianco del foglio di carta, dello
schermo digitale. Impossibile persino costruire un senso. Sedersi a tavolino e
inventarne uno. Scegliere casualmente un significato ed elevarlo a universale,
rendere, tramite l’inganno e l’illusione, oggettivo il soggettivo. Ogni cosa
alla fine tende alla propria immutabile scomparsa e ciò che resterà sarà il
resto di questo bianco. Ancora una volta il nulla. Nulla. Ogni lotta è vana.
25, smettila di combattere. Non si può nulla contro l’assurdo.
22- Sono venuto poi direttamente qui. Mi
sono spogliato e mi sono seduto al mio posto. Al posto numerato con la scritta 22. In mezzo al 21 che va
blaterando di senso e assenza di senso e al 23. Cosa ci faccio qui? Chi
rappresento? Quella corporazione o quell’altra? Io odio i porno-olo-film…
Lasciatemi dormire.
23 – Si può dichiarare la propria morte? Si
può firmare un’autocertificazione di morte? Sì, si può.
24 – Credo di ricordare di essere morto
ieri. Ma mi pare che forse il mio contratto con l’Azienda scadesse fra tre anni
e allora hanno deciso di resuscitarmi per farmi terminare il mio progetto. Devo
seguire la costruzione di una miniera sulla colonia Beta-2. O Beta-3? Sono a
buon punto. Forse riuscirò a finire prima dei tre anni che mancano. Se finisco
prima chissà se mi lasceranno essere morto in anticipo rispetto al contratto…
25 – 21, io continuerò a combattere. Questo
è il mio gioco.
21 – E allora giochiamo. Giochiamo! Ad
ognuno il suo gioco. Sino a che non si romperà. E si romperà prima o poi…
22 – Dormire, morire. Forse sognare…
23 – Io, numero 23, dichiaro oggi, Martedì,
di essere morto.
24 – Anche solo di un paio di giorni…
25 – Alla pugna! Soldatini miei, alla
pugna!
Così si conclude il quinto martedì.