17 maggio 2011

Walk in Hell

Walk in Hell

Mesmerica deriva
Stige! Stige!
Caronte in panciolle
Una fresca bevanda e oboli a non finire
Bulbi d’occhi e manciate di denti
Tibie e omeri a pacchi.
Rottami qua e là sulla sponda di qua
Poche cose di là, una ramazza, un santino
E un tricorno d’avorio.

Una barca che oscilla
Il Mantuan poeta borbotta e il Fiorentino s’è ne già andato, beato lui
Qualche bagnante sguazza nel limaccio
Urla e schizzi di dannati
Anche all’inferno si fa festa
Nei giorni funesti.

Un banchetto perfetto
Quasi un vittoriano pic nic
O era elisabettiano?
Un tavolino, sedie liberty
Tovaglia di ricamo posate d’argento
Neanche si apparecchiasse per il Coniglio in persona
Caronte che sprechi!

La Regina di Spagna ha tre assi
Cleopatra un full e la Borgia una scaletta
Due tibie, rilancio di tre teschi,
Un femore e sei molari.
Vedo! Tu bari! Come osi?
Signore, suvvia, tra dannati un po’ di rispetto.

Arrugginita una targa
Pende storta sopra un ceppo di rocce
Roccia rossa, roccia arsa
Incise poche parole in infernese
E in inglese non si mai i turisti
In these rocks jesus christ sat down after his walk in hell
Nessuna maiuscola e pochi i souvenir venduti.

La signora in blu chiede vendetta
L’uomo in bianco aspetta
E il crocicchio di streghe ricama ad uncinetto
Qualche diamante per terra
Nella posta nessuna lettera
E la parola resta senza suono
Nella scatola dei cioccolatini un indizio
Ma sono tutti già scartati.

Passeggiare all’Inferno può esser divertente
Un paio di assassini, uno stuolo di pretini
Poeti in vacanza
Qualche cannibale onesto
E se si è fortunati un papa funesto
Non mancano le risse e le feste all’aperto
Balere sempre aperte e spettri danzanti
L’ingresso non è affatto costoso
Serve in fondo essere solo un po’morti.

Chi urla, dico io?
Caronte s’alza dalla chaise lounge
Impettito osserva intorno
Chi urla? ho detto.
Ripete sbraitando
I poveri dannati in silenzio s’acquattano
Caronte fa paura, Caronte il Vecchio
E fate silenzio per l’anima mia!
E se ne torna a sedere
Col libro segnato alla pagina lasciata
Non ci sono più i dannati di una volta
Mugugna allungando le gambe.


(To be continued...)

Ascolto deserte leggende

Ascolto deserte leggende
Ascolto deserte leggende
Il Tempo si fa Assenza
Il rivo sciaborda silenzio
Vedo questo presente
Chiudo gli occhi e sprofondo
Parole care alla mia gente
Non vi è nessuna durata
Senza traccia il voto di solitudine
Un identico me stesso si osserva
Io ripetuti al plurale
E il vecchio grinzoso ravviva il fuoco
Sorpresi in questa comunione
Lo vedo rada barba bianca
Biascica preghiere
Religione di Niente
La chiesa è un edificio vuoto
Un antico odore di incenso
E i passi riecheggiano sulla volta
Il gotico fiorisce nelle mie parole
Il Baltico ancora una volta
Un Kloster e le orme
Il Mare del Nord immobile nel ghiaccio
Porto sulle spalle il peso dei miei presenti
E celebro di ogni attimo il funebre rito
Manciate di terra secca sull’ora
E ogni cosa diventa scrigno di memoria
Ho smesso di essere nel Tempo
Eco di passi nelle strade d’Europa
Scivolano i miei Altri sullo schermo dei loro ricordi
Ma non io, non ora, non qui
Nulla, Gigante di Nulla
Eredità di niente
Lascio la deriva andare
Mi perdo.
Il Tempo è mancanza di me
Io sono Assenza nel Tempo.

09 maggio 2011

Vi sono giorni in cui la pioggia è sottile

Vi sono giorni in cui la pioggia è sottile
Vi sono giorni in cui la pioggia è sottile
Il Mare del Nord brontola lontano
E il tempo non è altro che assenza.

Dalle cucine si leva il profumo di verdure stufate,
Una carovana di beghine va in processione alla messa
E il pastore sulla soglia del Duomo le attende.

Un campanile lontano rintocca il mattino.
Le barche al porto sciabordano silenziose l’attesa
E una finestra del Palazzo riflette le nuvole basse.

L’Imperatore ha da poco concluso un gabinetto,
L’Imperatrice un’impudica toeletta,
E il tonfo nel cielo è solo il ricordo di un tuono.

adopt your own virtual pet!