Il Poema del Monte del Senso
Il Poema del Monte del Senso
________________
Invocazione
Cantatemi Erinni
Dal ventre squartato
Le sibille parole
Di memoria cumana.
Muse d’artigli
Svelate la mente.
Lasciate il respiro
Nella musica fluire
Il mesto destino
Nella vita morire.
Di Urano figlie,
di vendetta dee.
Nel poeta suonate
I significanti suoni,
Di un uomo solo il passo
E di una vaga compagnia
Il lento andare
Al monte del senso.
Ondulante sentiero
D’orme trafitto
Lento s’avvolge
In spire ritorte,
Alla vetta ventosa
Lì mi conduca.
__________________
Solo nel nulla
Dita genuflesse
In delirante preghiera,
Ossute piaghe
Intrecciate e stanche,
Ferite e sangue
Brandelli di speranze.
Le braccia fiacche
Alte nel cielo
Malato desiderio
D’esser compreso,
Rivoli neri
Di disperazione raffermi.
In ginocchio sull’orlo
Del ciglio una strada,
Denso il silenzio
Lento il cammino
Ch’a nulla conduce
E solo rimango.
Fosche urla silenti
E il ghigno folle
D’un Atlante sconfitto
Nella nera pozza
Di fetida acqua:
L’ignoto mio volto.
Ma improvvisa l’ombra
Di un nulla deserto
Di rovi e ruscelli
Gorgoglianti e stanchi.
Ora d’essi ovunque
Odo il velato lamento.
___________________
La compagnia degli spiriti vaghi
Li vedo tremanti
Indifferenti e stanchi
Nel mormorio soffuso
Funesta fanfara,
A loro le iridi fredde
E gli indolenti miei gesti.
Passi su passi
D’impronte scavate
Disumane fiumane
Leggeri spettri.
Processione caotica
D’altrui i deliri.
Serpeggia danzando
Il lento corteo
D’uomini e morti
Nel regno rinchiusi
Ignari compagni
Della mia sorte.
Moltitudine di balbuzie
Tardo l’andare
Nel dolce declivio
D’un monte infinito
E nessuna stella
La via ad indicare.
Eccoli sognanti
Son re e poeti
Folli e bramanti
Cercano ancora
La loro ragione
In cocci di vasi.
_____________________
Il monte del Senso
Si svela nebbiosa
L’altura rocciosa
Fatato destino
Del mesto avanzare
La cupa brigata
D’un urlo s’avanza.
Immensa la vetta
Par che si faccia,
Tumorale deflagra
E la luna s’oscura,
Solitaria marea,
Rantolo l’erto sentiero.
Indifferente e cieco,
Servo regnante
E re servente,
Folle la folla
Pigro attraverso,
Lama del silenzio.
Il cielo e la terra
Tra le stelle sposi,
Uniti nel tocco
D’un monte funesto,
Vetta, qui io sono.
Con me i vaghi bisbigli.
Una strana figura
Oscuro contorno
Nella notte orfana
Degli astri la luce
Immoto me ne resto
E il mondo osservo.
__________________
In cima sulla Vetta del Caos
Nel palmo d’una mano
Chiuso lo posseggo,
Mia filiale creatura,
A lei il senso dono,
L’assurda ragione
Del semplice essere.
Casualità, bizzosa
Caotica assurdità,
Sisifico delirio,
Entropica deriva
Caos generatore,
Demiurgica assenza.
Scopro accecanti
Combinazioni e rimandi
Ma niente a pensare
I miei fatti e parole.
Feroci presenti
Tra loro slegati.
Cercavo piangente
Le pagine del Libro,
Ora tra le mani consunte
Aria fredda ritrovo,
Ma nella cinica mente
La verità. La verità.
Cantatemi Erinni
Dal ventre squartato
Le sibille parole
Di memoria cumana.
Muse d’artigli
Svelate la mente.
Lasciate il respiro
Nella musica fluire
Il mesto destino
Nella vita morire.
Di Urano figlie,
di vendetta dee.
Nel poeta suonate
I significanti suoni,
Di un uomo solo il passo
E di una vaga compagnia
Il lento andare
Al monte del senso.
Ondulante sentiero
D’orme trafitto
Lento s’avvolge
In spire ritorte,
Alla vetta ventosa
Lì mi conduca.
__________________
Solo nel nulla
Dita genuflesse
In delirante preghiera,
Ossute piaghe
Intrecciate e stanche,
Ferite e sangue
Brandelli di speranze.
Le braccia fiacche
Alte nel cielo
Malato desiderio
D’esser compreso,
Rivoli neri
Di disperazione raffermi.
In ginocchio sull’orlo
Del ciglio una strada,
Denso il silenzio
Lento il cammino
Ch’a nulla conduce
E solo rimango.
Fosche urla silenti
E il ghigno folle
D’un Atlante sconfitto
Nella nera pozza
Di fetida acqua:
L’ignoto mio volto.
Ma improvvisa l’ombra
Di un nulla deserto
Di rovi e ruscelli
Gorgoglianti e stanchi.
Ora d’essi ovunque
Odo il velato lamento.
___________________
La compagnia degli spiriti vaghi
Li vedo tremanti
Indifferenti e stanchi
Nel mormorio soffuso
Funesta fanfara,
A loro le iridi fredde
E gli indolenti miei gesti.
Passi su passi
D’impronte scavate
Disumane fiumane
Leggeri spettri.
Processione caotica
D’altrui i deliri.
Serpeggia danzando
Il lento corteo
D’uomini e morti
Nel regno rinchiusi
Ignari compagni
Della mia sorte.
Moltitudine di balbuzie
Tardo l’andare
Nel dolce declivio
D’un monte infinito
E nessuna stella
La via ad indicare.
Eccoli sognanti
Son re e poeti
Folli e bramanti
Cercano ancora
La loro ragione
In cocci di vasi.
_____________________
Il monte del Senso
Si svela nebbiosa
L’altura rocciosa
Fatato destino
Del mesto avanzare
La cupa brigata
D’un urlo s’avanza.
Immensa la vetta
Par che si faccia,
Tumorale deflagra
E la luna s’oscura,
Solitaria marea,
Rantolo l’erto sentiero.
Indifferente e cieco,
Servo regnante
E re servente,
Folle la folla
Pigro attraverso,
Lama del silenzio.
Il cielo e la terra
Tra le stelle sposi,
Uniti nel tocco
D’un monte funesto,
Vetta, qui io sono.
Con me i vaghi bisbigli.
Una strana figura
Oscuro contorno
Nella notte orfana
Degli astri la luce
Immoto me ne resto
E il mondo osservo.
__________________
In cima sulla Vetta del Caos
Nel palmo d’una mano
Chiuso lo posseggo,
Mia filiale creatura,
A lei il senso dono,
L’assurda ragione
Del semplice essere.
Casualità, bizzosa
Caotica assurdità,
Sisifico delirio,
Entropica deriva
Caos generatore,
Demiurgica assenza.
Scopro accecanti
Combinazioni e rimandi
Ma niente a pensare
I miei fatti e parole.
Feroci presenti
Tra loro slegati.
Cercavo piangente
Le pagine del Libro,
Ora tra le mani consunte
Aria fredda ritrovo,
Ma nella cinica mente
La verità. La verità.