31 ottobre 2006

Dove un tempo sorgeva una casa

Dove un tempo sorgeva una casa

Dove un tempo sorgeva una casa,
ora solo rovine.

Disordinate macerie accatastate,
in tumuli di pietra.

Sepolcrale cimitero di ricordi,
lì solo fiori appassiti.

Inquiete riposano eterne,
le speranze condannate.

Nulla mi resta ad accompagnare,
l’uggiosa commemorazione.

Soffusa una marcia s’intona,
Cupa sul mio passo.

E nell’aria un odore ristagna,
dell’autunno il profumo.


Poeta non ti chiedo

Poeta non ti chiedo
La parola che dice
Chi siamo, dove andiamo

Ma lasciami ti prego
Domandare disperato
La mia ultima illusione.

Rivelami pietoso
Nel futuro misterioso
Il suo nome: la mia vita.

30 ottobre 2006

Ancora poesie...

Perpendicolari strade si incrociano

Perpendicolari strade si incrociano
In reticoli di cemento ripetuti
Sino a formare scacchiere desolate
E i pedoni vi restano morenti.

Tra il bianco ed il nero ossessivi
Saltello insicuro secondo le regole
E spaventato volgo gl’occhi attorno
Cercando il nemico certo in attesa.

Fermo non posso e non voglio
Abbandonarmi sconfitto e affranto
E allora avanzo incosciente
In un labirinto infinito e senza varchi.

Gioco una partita conosciuta,
Chiara sul rigo la fine sicura:
Il fallimento, la sconfitta e la caduta,
Ciclica imitazione d’una vita già vissuta.

Stolto e un po’ sfrontato
Di ciò che m’aspetta non mi curo
Vado oltre ancora oltre,
Sisifo moderno sul mio monte.


Mille imbizzarriti cavalli

Mille imbizzarriti cavalli
Lentamente e da lontano
Sento arrivare,
famelica mandria.

Piano il fragore s’alza
Ad oscurare le voci altre
E i miei pensieri strani.
Devastazione annunciata.

Da un luogo profondo
Remoto della mente
Liberi accorrono furenti.
Oscuri itinerari.

Giungono ora!
Li vedo all’orizzonte vago
Tra la coscienza e ciò che sta oltre.
Massa indistinta.

Finché agli occhi appaiono
E s’avventano
Distruggendo e calpestando.
Rovine disilluse

Persino il tempo
Smette di avanzare
E si lascia dominare.
Irreale assurdità.

Nella caotica corsa
Infinite volte mi perdo
E cieco m’abbandono.
Urlante tempesta.

Ferito e sanguinante
Giaccio umiliato
Al loro passaggio.
Polvere rossa.

Fedele simbologia
Per dire il coraggio
La cupa verità.
Rivelazione oscena.

Quei cavalli, la mia follia
Che annunciata sgorga
Nella vita mia.
Impetuosa onda.

Pensieri funesti
Di un altro me stesso,
bisbigli e sospiri.
Grido silenzioso.

Dagli assordanti mormorii
Solo un urlo disarticolato
E gesti insani.
Nuova realtà.

Demente e folle
Da solo nel mondo
Dimentico il dolore.
Speranza malata.

20 ottobre 2006

Gocce di pioggia si infrangono sul volto

Gocce di pioggia si infrangono sul volto
Gocce di pioggia si infrangono sul volto
Ad addolcire grigie lacrime antiche,
Ritmato picchiettio su metalliche lamiere
Accompagnamento musicale del solitario cammino.

Ciechi sono gli occhi arrossati e spenti
Dinanzi solo un abisso incompreso
E ogni passo è un mistero periglioso,
Sicuro il destino nella paura marchiato.

Disperato urlo il perduto coraggio,
La ribellione, chimera di sogni funerei,
La condanna crudele di svegliarmi ogni giorno
Rimembrando la vita e mille meraviglie.

Colpevole di un corpo ribelle,
Sconto la pena della mia solitudine
E nessun valore a questa vita
Che costretto continuo a cantare.
.
(Questa poesia è stata letta il 15/11/2006 alla trasmissione Miss Poesia su Rai Doc Futura)

18 ottobre 2006

Grigi palazzi oltre un lucido vetro

Grigi palazzi oltre un lucido vetro

Grigi palazzi oltre un lucido vetro,
Caotico ammasso di vite e mattoni,
Uomini abbarbicati su ponteggi tremolanti
E abiti stesi al freddo del sole.

Seduto in una sala muta e deserta
Immagino i suoni e gli odori
Del viver là fuori
Proibito da una finestra serrata.

Imprigionato ad una tavolo di sedie vuote
Ascolto solo il mormorio
E le parole sommesse che fatico a dire.
Intorno a me solo spettri ammutoliti.

Appoggio la penna e lascio il foglio
In piedi dalle catene paurose
Con un gesto aperte sono le imposte:
Nel vento del mondo, precipito.

L’ordito di una trama crudele

L’ordito di una trama crudele

L’ordito di una trama crudele
Tesse labirinti di spirali,
Circolari sentieri mnemonici
D’un passato elevato a mito.

In un presente di parole
Rinchiuso in una monade d’irrealtà
Immoto e silente resto
A mormorare litanie soffuse.

Scorgo un uguale futuro
Nascosto da nebbie di dolore,
Perpetua ripetizione aliena
D’una coscienza irriconosciuta.

Riflesso nello specchio opaco
Il volto mio e sconosciuto,
Solo il corpo muove
E nel tempo decrepita.

15 ottobre 2006

Maledetta tristezza

Maledetta tristezza
Maledetta tristezza,
che bussi alla mia porta,
insistente maligna
ti insinui crudele
in questa mia vita
insensata e gettata.

A me stesso
Devo bastare
Ma quanta fatica
Se ancora
Mesto e chino
Penso e ricordo.

Ora che forse saprei,
si, saprei amare,
a chi tendo le braccia?
Chi stringo al petto?
Solo me ne resto
Chiuso e folle qui.

E’ lo stesso sentimento,
fanciullesco desiderio
di un pensiero da donare,
di un corpo da accarezzare,
di una lei da venerare.

Ti scongiuro,
rendimi crudele
cattivo e orgoglioso,
non farmi soffrire
ghiaccia il cuore
e ogni altra emozione.

Ma solitario
A vergare e sfogare
In parole stonate
Ancora mi accorgo
Di aver per lei
Lacrime da donare.

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