18 maggio 2009

Il giorno in cui arrivò l’epidemia

Il giorno in cui arrivò l’epidemia

Il giorno in cui arrivò l’epidemia
Suina, ovina, equina
Divina
Riposi il giornale malamente piegato
E me ne uscì sulla loggia di casa.

Ascoltai i suoni e le voci:
dietro le parole un originario silenzio
di fine / d’inizio / d’inizio / di fine
e un brusio che si andava spegnendo.
Intuivo Voci di uomini.

Uomini
Rinchiusi in un confine grande quanto un intero pianeta
Biglie
Come senza ragione a urlare e cozzare.
Isteriche Voci.

Infine
La parola si spense
E giunse il silenzio.

Così
Rientrai in casa senza neppur
Chiuder la porta,
Nessuna luce era accesa
Solo una vaga ombra del sole
Rischiava i tomi
Muti e le vecchie poesie.

Mi stesi sul letto disfatto
E fissai il soffitto
(ceiling, come fosse un verbo, immoto).

Cercavo una crepa che si nascondeva.
Sapevo che c’era
E ad attenderla me ne restai.
Io e l’epidemia.
Insieme.

L’epidemia giunse di soppiatto

L’epidemia giunse di soppiatto

L’epidemia giunse di soppiatto
Quasi in punta di piedi.
Non vi par persino timida
Con i suoi campanelli
Danzanti morte
Tenuti silenti
Con un gesto fermo?

Furono le sigle dei più noti
Telegiornali ad annunciare
Il suo precipuo avvento
E gli anchorman cerati i suoi moderni
Re Magi.
Ma nel cielo nessuna stella cadente.

Conoscete il domino? Allineati sottili
Tasselli in file interminabili e identiche
Che basta un tocco e cadono
Cadono l’uno dopo l’altro
Disegnando mirabolanti figure colorate
Che paion vive.
Conoscete il domino?
Voi i tasselli e il morbo il tocco
Ma nessun disegno si scorge.

Ho cercato di fuggire
Ho corso di qui e un po’ di là
Mare terra e fiumi
Ma ovunque vedevo gonfie
Silhouette galleggiare o nel vento
Danzare.
Stetson! Persino tu disteso sul ciglio
Della salita hai smesso di sbraitare!

Silenzio! Che avete da ridere!
Grassi corvi andate via! Abbiate rispetto!
Non lo vedete?!
Era un poeta quello che state beccando
Un famoso poeta!
Dev’essercene persino una statua in città
Coperta da viscidi liquami d’uccello.

Epidemia, facile rima, suvvia.
Anemia, dissenteria,
negromanzia,
filosofia e mi pare anche poesia e follia.
Vita mia.

Eccola! La morte! Mamma com’è vecchia!
Scheletrica sotto quella coperta di lana grezza
Trema di un freddo che le è nelle ossa.
Guarda! Viene anche la sua ancella, l’epidemia!
Oh, aveva ragione quel canadese.
Indossa davvero un boa rosa che le scende sino ai piedi.
Ridicola!

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