Foglie di cenere nel tramonto
Non ricordo le ragioni
Non ricordo le ragioni.
Tu mi dicevi sempre che sragionavo
Mentre pensavo alle pagine dei libri.
Eccole lì ora,
Foglie di cenere nel tramonto.
Volano via insieme al tempo
Che con te ho vissuto.
Arie di Natale
Arie di Natale
Nell’aria di una sera dicembrina,
Solite note che sanno di freddo
E forse anche un po’ di plastica.
Le ascolto seduto
E nel frattempo scrivo
I soliti versi che sanno solo
Di noia e un po’ di niente.
Naturale Condizione di un Altro Vivere
Non esiste altro che un borbottante silenzio,
Gente accalcata in religioso omaggio
Di una noia festiva
E identico si ripete il rito
Di ogni mattino:
Folla rumore e omologazione.
Tra loro siedo scrivendo
E forse invisibile
Osservo osservato
Nessun confine.
Nella mente i pochi altri pensieri
S’inseguono s’accalcano
E certo si chiedono
La solita consueta normalità
Che a me pare un lontano
Strano miraggio.
Io sono colui che eternamente muore
Come se la Morte fosse
Naturale Condizione di un altro vivere,
Perenne deperimento senza conclusione
Se non forse
Consunzione o una vaga forma
Di strano amore.
Chiudo gli occhi
E nel nero delle palpebre
Ricordo il mio nome e il tessuto
Di questa realtà.
Nessun taglio,
Fontana,
Nessun taglio,
Solo l’infinita
Monocroma
Tela.
Samarcanda
La Morte! Mio dio! La Morte!
E Samarcanda osserva il sole spegnersi
Nel rosso.
Le scarpe nella polvere
E la fatica sul volto
Il mercante resta fermo e osserva
La Morte
Venuta apposta per portarselo
Via.
La folla fugge e urla,
Urla e grida,
La paura della fine
E delle poche altre sue
Cose.
Un corvo svolazza
E qualche altro uccello gracchia
E sui tetti alti della città
Il cupo silenzio.
L’uomo osserva
E poi ascolta
Il passo lento
Della bella dama
Senza alcuna pietà.
Nera, scheletrica
E bella
La sua voce il taglio del violino
E tanto sangue.
Ti aspettavo.
Ho corso più che potevo.
Vieni come me.
Tu sei qui per me.
Io sono qui per te.
Tu sei la Morte.
Io sono la Morte.
Mi avevano detto che saresti venuta.
Non sbagliavano.
Ho avuto paura.
Di me, mercante?
No. Che ti fossi dimenticata.
Io non posso
Dimenticare.
E io non posso più
Ricordare.
Ogni volto mortale è in me.
Non rammento più il suo viso.
Io sono ognuno di voi.
Io non sono niente e nessuno.
Tu ora sei me.
Io ora sono te
E in te sono ognuno.
In me sei con lei.
Portami via.
Ora ricordo.
Dammi la mano.
Ora sei morto.
La piazza tornò
Silenziosa
Non ricordo le ragioni.
Tu mi dicevi sempre che sragionavo
Mentre pensavo alle pagine dei libri.
Eccole lì ora,
Foglie di cenere nel tramonto.
Volano via insieme al tempo
Che con te ho vissuto.
Arie di Natale
Arie di Natale
Nell’aria di una sera dicembrina,
Solite note che sanno di freddo
E forse anche un po’ di plastica.
Le ascolto seduto
E nel frattempo scrivo
I soliti versi che sanno solo
Di noia e un po’ di niente.
Naturale Condizione di un Altro Vivere
Non esiste altro che un borbottante silenzio,
Gente accalcata in religioso omaggio
Di una noia festiva
E identico si ripete il rito
Di ogni mattino:
Folla rumore e omologazione.
Tra loro siedo scrivendo
E forse invisibile
Osservo osservato
Nessun confine.
Nella mente i pochi altri pensieri
S’inseguono s’accalcano
E certo si chiedono
La solita consueta normalità
Che a me pare un lontano
Strano miraggio.
Io sono colui che eternamente muore
Come se la Morte fosse
Naturale Condizione di un altro vivere,
Perenne deperimento senza conclusione
Se non forse
Consunzione o una vaga forma
Di strano amore.
Chiudo gli occhi
E nel nero delle palpebre
Ricordo il mio nome e il tessuto
Di questa realtà.
Nessun taglio,
Fontana,
Nessun taglio,
Solo l’infinita
Monocroma
Tela.
Samarcanda
La Morte! Mio dio! La Morte!
E Samarcanda osserva il sole spegnersi
Nel rosso.
Le scarpe nella polvere
E la fatica sul volto
Il mercante resta fermo e osserva
La Morte
Venuta apposta per portarselo
Via.
La folla fugge e urla,
Urla e grida,
La paura della fine
E delle poche altre sue
Cose.
Un corvo svolazza
E qualche altro uccello gracchia
E sui tetti alti della città
Il cupo silenzio.
L’uomo osserva
E poi ascolta
Il passo lento
Della bella dama
Senza alcuna pietà.
Nera, scheletrica
E bella
La sua voce il taglio del violino
E tanto sangue.
Ti aspettavo.
Ho corso più che potevo.
Vieni come me.
Tu sei qui per me.
Io sono qui per te.
Tu sei la Morte.
Io sono la Morte.
Mi avevano detto che saresti venuta.
Non sbagliavano.
Ho avuto paura.
Di me, mercante?
No. Che ti fossi dimenticata.
Io non posso
Dimenticare.
E io non posso più
Ricordare.
Ogni volto mortale è in me.
Non rammento più il suo viso.
Io sono ognuno di voi.
Io non sono niente e nessuno.
Tu ora sei me.
Io ora sono te
E in te sono ognuno.
In me sei con lei.
Portami via.
Ora ricordo.
Dammi la mano.
Ora sei morto.
La piazza tornò
Silenziosa
E triste
Come era sempre stata